Non c'è nessuna nota di accompagnamento, segno che basta quanto il Capo dello Stato Sergio Mattarella, e la Premier Giorgia Meloni si sono detti vis-à-vis. Ma dal Quirinale, dopo un attento esame, arriva l'autorizzazione per il rinvio alle Camere del disegno di legge che riforma l'intero Sistema Giustizia. Inizia così il percorso di definizione dei cambiamenti da apportare, tra cui la decisione se andare avanti con l'abrogazione dell'abuso di ufficio, ma anche con la revisione dei reati sul traffico di influenze, che in Europa creano perplessità. Per il Ministro Tajani indietro non si torna, ed oggi in commissione è stata bocciata la direttiva che rimarcava l'utilità di un dispositivo simile. Definitivamente archiviata la discussione sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa, il Ministro Nordio, sulla scia di quanto già detto da Palazzo Chigi, esclude qualsiasi modifica. "Nel programma di riforme a suo tempo enunciato, è stato enunciato davanti a voi, qui. Non vi è traccia di modifiche su questa disciplina, né avrebbe potuto esservi perché non ha fatto, né fa parte del programma governativo". Per le opposizioni è un dietrofront tardivo. "Sono ritornati sui loro passi, si sono rimangiati le prime uscite che erano vergognose. Perché vorrei ricordare che anche la Meloni, quando ha detto non è la nostra priorità, non ha escluso la cancellazione, la revisione, come aveva anticipato Nordio, di questo reato che è fondamentale per combattere la mafia, come ci hanno insegnato Falcone e Borsellino". Per il PD, le rassicurazioni, quindi, non bastano. E ora bisogna fermare il DDL Nordio.