Convincere l'Europa a fare uno sforzo comune in termini economici non sarà un'impresa facile e neppure approvare quel tetto al prezzo del gas che l'Italia chiede con insistenza. Ad ammetterlo con non poche amarezze è lo stesso Draghi nell'intervento con cui apre la riunione dell'Ocse a Parigi. Parla di strada che potrà essere lunga, un modo elegante per dire che a stretto giro non si intravede una convergenza tra i Paesi europei. Il punto è sempre lo stesso la crisi russo-ucraina ha aperto falle tali che i bilanci dei singoli Stati, individualmente, non sono in grado di sostenere, per questo Draghi reclama un mini recovery mirato sull'energia, ma molti Paesi, nordici in primis, ritengono che chi ha i conti in ordine non possa farsi carico ancora una volta di chi invece da decenni promette di sistemarli senza riuscirvi. Storia antica che neppure la stretta sintonia tra Draghi e Macron sembra in grado di superare. Tra le righe il Premier mette in guardia anche la Bce da un aumento troppo rapido dei tassi, l'inflazione europea è legata in gran parte all'aumento delle materie prime e non ad un balzo strutturale. Il tema è sempre però la fine della guerra, per questo il Premier ripete che per evitare una catastrofe bisogna far ripartire lo scambio di grano e cereali. "I nostri sforzi per prevenire una crisi alimentare debbono iniziare dai porti del Mar Nero ucraini, dobbiamo assolutamente sbloccare i milioni di tonnellate di cereali bloccati lì a causa del conflitto." In collegamento c'è anche Zelensky che non manca di criticare la gestione iniziale della crisi, molti Paesi occidentali non ci hanno creduto quando dicevamo che il conto sarebbe stato altissimo per tutti, ci si è mossi troppo tardi.