Si scrive Recovery, si legge riforme. Perché se il primo assegno da 25 miliardi per l'Italia dà il via ad una maratona lunga 5 anni fino al 2026, allora lo scatto iniziale sarà fondamentale. Nella roadmap messa a punto a Palazzo Chigi e inviata ai ministeri si contano 23 riforme da adottare entro dicembre, Mario Draghi ha indicato le prime: riforma della concorrenza e delega per la riforma del fisco, al rientro dalle vacanze. Il lavoro preparatorio è stato fatto, sul fisco la Commissione congiunta di Camera e Senato ha lavorato sei mesi, da gennaio a giugno, nel suo documento conclusivo c'è l'embrione della riforma, un piano ambizioso che dovrà fare i conti con gli equilibri della maggioranza e soprattutto i soldi a disposizione. Semplificazione e certezza sono i presupposti. Pagare meno l'obiettivo, come? Con meno aliquote Irpef e razionalizzazione dei tributi per le aziende, superamento dell'Irap, semplificazione dell'Ires. Da una giungla stratificata ad un unico robusto albero con ramificazioni coerenti e tutte legate alla medesima radice. Questo è il cuore della proposta che in Commissione ha visto il voto favorevole di tutti i partiti tranne LEU che si è astenuta e Fratelli d'Italia che ha votato contro. Il tema è il costo di questa riforma organica, è possibile che il Governo cominci con una dote di 3 miliardi per le prime misure, ne servirebbero circa 15 per una riduzione sostanziale della pressione fiscale. La legge sulla concorrenza, attesa anche lei da anni, prenderà spunto dalla relazione dell'Antitrust del marzo scorso e andrà a toccare alcuni settori sensibili come le concessioni per le dighe, che interessa alle regioni del nord a guida leghista ma anche i criteri per l'assegnazione dei servizi pubblici locali, che troppo spesso le amministrazioni preferiscono gestire inhouse anziché mettere a gara. Il disegno doveva arrivare prima dell'estate ma sembra che il ritardo sia servito a trovare intese nella maggioranza, un'altra voce di peso, infatti, riguarderà le procedure per le autorizzazioni per gli impianti di smaltimento dei rifiuti che avranno tempi certi, che non dovrebbero superare i 15 giorni.