Tranquillo un po' amareggiato ma anche convinto che dietro il no della Lega alla Riforma del Fisco ci sia soprattutto il tentativo di andare oltre il risultato non brillante del voto sui sindaci. Mario Draghi lascia Roma per la Slovenia portando al Consiglio Europeo un altro impegno rispettato, anche se a fare da sfondo c'è un attacco duro e diretto di Matteo Salvini. La Lega prima abbandona la cabina di regia poi non partecipa al Consiglio dei Ministri, infine accusa il premiere di fare tutto da solo, chiedendo un cambio di metodo. Accuse che Draghi aveva già rispedito al mittente ancor prima che venissero pronunciate. Riformare il fisco non è una novità di oggi. "Non credo che il risultato delle elezioni abbia in qualche modo indebolito il Governo, però non so nemmeno se l'ha rafforzato. Gli scambi che sono avvenuti prima nei giorni passati, in cabina di regia, qui in varie conversazioni eccetera davano, avevano dato informazione sufficiente, diciamo, a valutare il contenuto di questa legge delega che come ho detto è molto generale." Nella delega che dovrà essere riempita da qui a 18 mesi entra tutto, riduzione delle tasse, rimodulazione dell'IVA ma anche riforma del catasto, passi che servono per incassare i fondi del PNRR. Ci sono impegni con l'Europa ma ancor prima con il paese che non possono essere rimandati. Un modo per dire che sino a quando sarà lui il Presidente del Consiglio la tabella di marcia sulle riforme non potrà cambiare. Nonostante tutto però nessuno a Palazzo Chigi, Draghi in primis, si attendeva una reazione così dura dalla Lega di Salvini. "L'impegno che il Governo prende oggi è che nessuno pagherà di più o di meno, cioè le rendite su cui si basa la tassazione oggi restano invariate." Giovedì un altro passo, la prima cabina di regia sui fondi europei. All'ordine del giorno anche la riforma dell'Università e dei corsi di laurea con o senza la Lega.