La guida: Macron, l'Europa e la Grandeur francese

26 apr 2024
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Sono figlie di un brutto tempo, quello che viviamo, le considerazioni, in realtà un manifesto programmatico, di Emanuel Macron sul futuro dell’Europa. Un tempo in cui la sindrome dell’assedio si va diffondendo come movente di tanti, forse troppi comportamenti: dei singoli individui, delle comunità nazionali, di quelle sovranazionali. E allora non stupisce che il presidente francese anteponga ai suoi ragionamenti una premessa tragica: l’Europa può morire. E non stupisce che dietro di lui campeggi la scritta Europa potenza, una roba che i padri del sogno unitario non avrebbero mai concepito, visto che allora proprio di volontà di potenza e proprio l’Europa rischiò di essere soffocata e uccisa. E anche se nessuno pensa a una potenza europea offensiva, anche dal punto di vista bellico, la parola fa effetto. Evoca guerra. Dicono: la guerra già c’è, vicino. Ma all’interno dei 27 non ci sono bombe, distruzione, morti e sfollati: qualche differenza la fa. L’Europa che Macron propone è piena di buone cose qualche differenza la fa. L’Europa che Macron propone è piena di buone cose e altrettanto buoni propositi. La primigenia vocazione liberal democratica. La leadership nei settori dell’intelligenza artificiale, delle biotecnologie, dello spazio, della quantistica, delle nuove energie. Un patto di prosperità sostenuto da una fiscalità comune, con la Bce al servizio della crescita e, addirittura, della decarbonizzazione dell’economia. E poi, l’Europa protettrice. Perché accerchiata dai giganti Usa e Cina e sotto minaccia russa. Teorizza, Macron, una preferenza europea per il riarmo, anche nucleare. E così l’Europa sembra davvero l’immagine dilatata della Francia, la proiezione futura della grandeur transalpina. È una strada, è coraggioso esporla senza infingimenti, non è però l’unica anche se per ora è la prima a essere descritta in modo così esaustivo e autorevole. Ps. Negli ultimi giorni Scholtz e Putin si litigano l’eredità ideale e ingombrante di un altro Emanuel, Kant. Se fosse questa la guerra, potremmo essere interessati e divertiti spettatori, ma purtroppo non è così. Ps2. I manuali di sceneggiatura dicono che il personaggio è sempre quello che fa e mai quello che dice. Chi ci tiene tanto che Meloni si dica antifascista, farebbe bene a tenerlo a mente.

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