Da un po’ di tempo, ogni discorso di Sergio Mattarella è un tentativo, al massimo livello, di spargere il seme dell’equilibrio in situazioni non equilibrate o di puntellare, rafforzare un equilibrio che si percepisce assai instabile. Il Capo dello Stato parla molto spesso in occasione di ricorrenze. Parla di storia. Ma quelli della storia sono equilibri o disequilibri cristallizzati: li si può ricordare e non più cambiare. E poi, però, nel suo eloquio compaiono quasi sempre, strettamente connessi a quelli della storia, i disequilibri di oggi. Alcuni dei quali, sottolinea il Capo dello Stato, “non avremmo mai pensato di rivivere”. Una delle argomentazioni usate da Mattarella è particolarmente inquietante perché, appunto, si riferisce alla storia ma serve a mettere in guardia, oggi. Dice il Presidente che il genocidio di milioni di persone innocenti è stato commesso in Europa, dove già da molto tempo gli ideali di libertà, di rispetto dei diritti dell’uomo, di tolleranza, di fratellanza, di democrazia si erano diffusi, venivano proclamati e largamente praticati. Evidentemente questi principi non sono mai abbastanza diffusi, proclamati e praticati. Le menti perverse e seducenti che concepiscono estreme disumanità sono umane, e sempre umani e, verrebbe da dire, sempre disponibili, i volenterosi carnefici che si mettono al loro servizio. Bisogna fare terra bruciata intorno alle une e agli altri. E non dare argomenti, alcun appiglio che può essere potenziato oggi, parole di Mattarella, ancora, pure da social media senza controllo e senza pudore. La ferocia antisemita, vergognosa, del 7 ottobre forse si vendica ma non si compensa con una reazione che rischia di far sorgere nuovi focolai di odio invece di estinguerli. Israele sa bene che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato. Il disequilibrio di ieri diventa quello di oggi. Mattarella fa, dice ogni volta quello che può per sanarlo. E, ancora una volta, gli va riconosciuto.