I macronisti e i lepenisti d’Italia corrono in soccorso dei rispettivi leader. I primi esultano per la vittoria del rampante trentanovenne, che fa risuonare l’Inno alla gioia, colonna sonora dell’Europa unita, e vedono l’ingresso all’Eliseo di Emmanuel Macron lo stop alla populista Marine le Pen, campione degli euroscettici d’Oltralpe, spartito europeista che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, suona da Buenos Aires, dove è in visita ufficiale. Francia e Italia sono, adesso, chiamate a fornire un contributo deciso, concreto e lungimirante all’essenziale processo di rilancio della nostra comune casa europea. È responsabilità dei nostri Paesi membri fondatori dell’UE, sottolinea il Capo dello Stato, fornire nuove energie e nuovi impulsi che permettano di realizzare il sogno dei padri fondatori. Paolo Gentiloni prende a prestito il vecchio motto marxista per declinarlo in senso europeista. “Evviva Macron Presidente” ha esultato il premier. Una speranza si aggira per l’Europa. Anche nel PD renziano si brinda a champagne. Il fatto che si sia affermato un riformista europeista è la dimostrazione che i populisti si possono battere, avverte Matteo Orfini. Beppe Grillo affida al blog le sue considerazioni e si chiede: “Davvero è possibile che il 34 per cento dei francesi sia di estrema destra? È veramente amore quello per Macron, così come viene spacciato dai sorridenti mass media dell’establishment?”. La vera notizia di ieri sera – dice – è che, nella speranza di disfarsi di questa Europa, più di un terzo dei votanti ha scelto l’estrema destra e più di un terzo dei francesi non si sente rappresentato con l’astensionismo oltre il 25 per cento e con il record storico assoluto di schede bianche, il 12 per cento. Forza Italia legge il risultato come ammonimento per i dirimpettai sovranisti nostrani. Il netto risultato del secondo turno delle elezioni presidenziali – avverte Renato Brunetta – ci consegna un messaggio chiaro e incontrovertibile: si vince al centro. Con l’estremismo, il lepensismo, il sovranismo non si arriva al Governo. Gli amici della grande sconfitta non scendono dal carro perdente e Matteo Salvini scandisce: “Grazie a Marine le Pen, chi lotta non perde mai”. Per l’alleata sovranista, Giorgia Meloni, in Francia ha vinto la paura, la paura di ribellarsi allo status quo, la paura di tornare padroni delle proprie scelte. I francesi hanno scelto il voto rassicurante del candidato del sistema.