Medio Oriente, manovra e migranti. Le prossime 24 ore di Giorgia Meloni saranno scandite dai dossier più importanti di questi mesi. Sul fronte mediorientale, la Presidente del Consiglio lavora ad un viaggio nell'area interessata dal conflitto, dopo il Consiglio Europeo del 17 e 18 ottobre. Le ipotesi sarebbero due, Giordania e Libano. Il passaggio in Parlamento prima del vertice europeo servirà anche a ribadire la posizione italiana ed europea sul contingente UNIFIL, ora sulla linea di fuoco di Israele nella caccia a Hezbollah. Sul fronte migranti le comunicazioni a Camera e Senato saranno anche il teatro in cui l'opposizione metterà sul tavolo la questione dei centri in Albania, considerati un flop dalle opposizioni e su cui invece il governo intende costruire un nuovo modello europeo. Opposizioni che chiedono anche di fare chiarezza sulle cifre della manovra che approda in Consiglio dei Ministri insieme al documento programmatico di bilancio. Dal MEF si fa sapere che il confronto con le banche andrà avanti ad oltranza. Si confermano gli interventi in favore dei redditi medio bassi e delle famiglie con figli. Le entrate arriveranno soprattutto da tagli e razionalizzazione delle spese, nessun aumento di tasse per le persone e le aziende. Ma nella maggioranza la fibrillazione è alta quando si parla degli extra profitti delle barche. Forza Italia è contraria a tassarli. La Lega insiste. "C'è gente che ha guadagnato miliardi. Ci sono istituti bancari che hanno aumentato del 93% i propri utili ed è giusto che paghino, contribuiscano e facciano dei sacrifici coloro che nell'ultimo anno hanno guadagnato di più". "Però il vostro alleato dice che questa cosa non si può fare. Semmai una cosa concordata che però" "Non capisco perché non si possa fare". Per il PD invece la battaglia più importante ruota intorno alla difesa della sanità pubblica. "Guardate perché noi ci stiamo battendo, in tutta Italia, per la difesa della sanità pubblica universalistica dai tagli e della privatizzazione che porta avanti questa destra. Ma perché ci sono quattro milioni e mezzo di italiani che stanno rinunciando a curarsi. Hanno rinunciato a curarsi perché non se lo possono permettere".