Sostegno all'Ucraina, ma anche agli sforzi degli Stati Uniti sui dazi, serve prudenza, su Ventotene, sono io ad essere offesa. Abito rosso, viso sorridente, Giorgia Meloni davanti alle telecamere rimarca che la posizione dell'Italia è una, non cambia e non cambierà. L'appoggio a Kiev non è in discussione e neppure il bisogno dell'Europa di migliorare la propria Difesa, ma con due punti fermi: il pilastro americano e lo sforzo che non può diventare debito individuale dei singoli Stati. Nelle conclusioni c'è l'apertura agli investimenti privati, lo considera un successo italiano che le permette di bypassare l'altolà della Lega sul riarmo. "Noi dobbiamo ricordare che l'Unione Europea non ha una competenza esclusiva sulla Difesa, okey? Quindi la materia alla fine è in capo agli Stati nazionali. Quello che l'Unione Europea può fare, e sta facendo, è mettere a disposizione un ventaglio di strumenti". In attesa dell'incontro con Trump alla Casa Bianca, predica cautela sui dazi. Bene ha fatto l'Europa a rimandare le contromisure, bisogna aspettare, capire, dialogare. Non smorza invece i toni su quello stralcio del Manifesto di Ventotene letto a Montecitorio, difende tanto la scelta quanto il discorso. "Devo sapere se la sinistra condivide quei passaggi, visto che ne ha fatto una manifestazione di piazza". Cita Chesterton: rispetto gli uomini e la loro vita, ma libero di non condividere le loro idee. "Io sono rimasta sconvolta dalla reazione che ho visto ieri in Aula, con parlamentari della Repubblica che sono arrivati sotto i banchi del Governo con insulti e ingiurie. Penso francamente che la sinistra stia perdendo il senso della misura". Non essere d'accordo, taglia corto la Premier, non significa insultare, consapevole che lo scontro è tutt'altro che chiuso. .