Ucraina, Mattarella da Trieste: Guerra va fermata subito

28 mar 2022
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Un retrocedere della storia e della civiltà. Sono dure le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che torna a condannare il conflitto in Ucraina. Un qualcosa che mai avremmo immaginato possibile in questo inizio di millennio, dice nel corso della Cerimonia d'Inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Università di Trieste. Una guerra che occorre fermare ora, subito. "Occorre fermarla ora, subito. Stiamo rispondendo, cercando con insistenza di proporre dialogo e trattative per chiudere la guerra immediatamente, per ritirare le forze d'invasione, per trovare soluzioni politiche, pronti a contribuire a perseguirle non appena si aprissero spiragli di disponibilità". Si pensava, confessa il Capo dello Stato, che la drammatica esperienza della pandemia e quella solidarietà che aveva portato alla rapida produzione e distribuzione dei vaccini, il cui valore è sempre più apprezzato, vissuta da tutto il mondo contro un pericolo comune avesse fatto comprendere ai Governi l'esigenza di cercare condivisione, dialogo, collaborazione. Ma non è stato così. Appariva logico, sembrava possibile e invece abbiamo dovuto assistere al riesplodere di aggressivi egoismi nazionali. "Stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà all'aggressione nei confronti del Ucraina. Con l'accoglienza dei profughi, con il sostegno concreto a chi resiste a difesa della propria terra contro un invasione militare, con misure economiche e finanziarie che indeboliscano chi pretende di imporre con la violenza delle armi le proprie scelte a un altro paese". Trieste porta verso l'est, valico di frontiera e di accoglienza, Trieste porta della storia, una storia tragica di guerra, persecuzioni ma anche di rinascita. Mattarella torna così nel capoluogo friulano dopo quasi due anni dalla storica visita del luglio 2020. Una visita di riconciliazione con la Slovenia segnata delle immagini dei due Presidenti mano nella mano davanti alla Foiba di Basovizza. Mattarella e Pahor insieme a commemorare le vittime italiane della dittatura di Tito e, subito dopo, per partecipare alla firma del memorandum per la restituzione alla comunità slovena in Italia del Narodni Dom, la Casa del Popolo data alle fiamme dai nazifascisti 102 anni fa, cerimonia che si conclude ora formalmente in Prefettura. Presidente che conclude la sua visita incontrando gli anziani nella struttura di accoglienza triestina Itis, fiore all'occhiello in Europa, ricordando le sofferenze dei più fragili.

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