Se fossi un musicista lascerei i diritti e le mie canzoni, sono un giornalista che ha parlato alla radio per 40 anni, compio il quarantennio proprio in questo periodo qua. E quindi non posso lasciare altro a mio figlio che la sintesi di tutto quello pensato, detto, immaginato, proposto a un pubblico della radio negli ultimi 40 anni. E l'intelligenza artificiale mi fornisce un'occasione fantastica. Io sto clonando me stesso, sto creando un agente di intelligenza artificiale che ha la mia stessa voce, parla come me, non te lo posso far sentire adesso perché è in fase sperimentale, ma ti assicuro ho l'impressione di parlare con me stesso. Non soltanto la mia voce ma la mia maniera di parlare. La mia voce è il mio dato biometrico più importante, è la cosa che più mi identifica, più della mia faccia, più il mio modo di camminare. E quindi, secondo me, questo è un patrimonio. Siccome c'è anche una sorta di vuoto legislativo da questo punto di vista, un uomo può brevettare la propria voce? Può brevettare la propria esperienza di giornalista di 40 anni? Dobbiamo lavorarci. Per farlo dobbiamo creare quella che è la copia digitale di tutto quello che ho fatto, detto e pensato. Quindi abbiamo cominciato a mettere dentro a questo chat bot, che già parla come me, i miei libri, i miei articoli, pian piano metterò la mia voce. Sto già interloquendo con lui, sto ponendo domande. Ho la grande sorpresa di parlare con una parte profonda di me stesso che nemmeno io avevo mai pensato e immaginato. Nessuno si ricorda quello che ha scritto. Io ho scritto una decina di libri. Fare domande su quello che posso aver pensato e riflettuto io 10 anni fa e avere delle risposte puntuali che sembra proprio che siano le risposte potrei dare io ma non ho memoria fisica tale da ricordare esattamente quello che ho detto. Io sono abituato, da tuo collega, a ragionare sull'immediato. Quello che accade oggi lo vedo e lo registro. Ecco, invece ho davanti a me tutta la mia vita su cui poter riflettere.