Sky Inclusion Days - Grembo Paterno

17 mag 2023
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"Matteo". "Antonio potrebbe andare avanti tutto il pomeriggio ma noi abbiamo da fare una chiacchiera con lui e con un altro ospite che invito a far salire immediatamente sul palco, insieme appunto ad Antonio Ornano, padre, oltre che marito adottivo, come avete sentito. Io invito a salire sul palco Niccolò Agliardi, cantautore e paroliere, una delle penne più raffinate della musica leggera italiana. Niccolò ben arrivato. Niccolò invece è un padre single affidatario, quindi abbiamo due storie molto diverse. Vi chiedo di accomodarvi. Magari mi metto in mezzo giusto per giostrarvi. Allora Antonio di là, Caccia di qua e Niccolò da questa parte. Niccolò è un po' in realtà un affezionato di questo appuntamento. Ci ha già raccontato la sua storia l'anno scorso ma l'abbiamo invitato proprio perché volevamo confrontarci su questo aspetto. Innanzitutto insomma sgombriamo il campo da ogni dubbio. La differenza tra adozione e affido, la chiedo a Niccolò, perché essendo un padre affidatario la sa sicuramente meglio perché un sacco ti avranno chiesto. Ah ma quindi hai adottato?" "Beh sì differenza, buonasera intanto. Differenza abissale certo. Affido ha nella parola proprio un tempo che è un tempo che può essere più o meno lungo. Normalmente e giuridicamente questo tempo viene quantificato in un paio d'anni ed è un tempo che serve affinché lo Stato, le istituzioni possano capire se il soggetto affidato, quindi il minore affidato possa tornare o meno nella famiglia biologica di origine. Questo cosa significa? Che un genitore affidatario deve mettere in conto che c'è un'altissima probabilità che dopo due anni arrivi un giudice che dica. Grazie, ma il bimbo o la bimba in questione deve tornare da dove è partito. Il mio caso è un caso un po' anomalo, che poi non so, Matteo magari approfondirà con le sue domande perché sennò io partirei in un freestyle, che ammorberei un po' tutti. E' un caso un po' anomalo perché io sono diventato un padre affidatario per due volte e in entrambi i casi con un decreto del giudice che dice. Sine die. Cosa significa? Senza data di scadenza in sostanza. E quindi io mi sono trovato ad essere padre single, fine pena mai, ecco mettiamola giù così, ed è stata forse la, beh sì la cellula che mi ha fatto credere. Sono un papà e sono un papà per sempre. Non sono soltanto un accompagnatore, non sono soltanto un sostegno, non sono una stampella, non sono un surrogato ma sono papà ed è con fierezza che io partecipo a questo incontro da papà." "Grazie Niccolò. Antonio. Ogni storia di di adozione è una è una grande storia sempre, un po' per la lunghezza, un po' per quello che accade prima, durante e dopo. Ci racconti la vostra, perché tu insomma, per quelli che seguono le tue gesta da Zelig in avanti, appunto hai raccontato come hai fatto qua, però la storia dell'adozione di Derartu Maria o Maria Derartu." "Sì di Maria Derartu , di Derartu. Io devo fare una premessa nel senso che sono entrato in questo mondo splendido dell'adozione per merito di quella santa donna che è mia moglie. Noi avevamo, come molte coppie difficoltà ad avere, ad avere figli. Mia moglie era già stata in Africa tanto tempo prima e allora, di fronte a questa difficoltà abbiamo deciso di entrare in questo mondo dell'adozione, fin da subito eravamo una coppia appena sposata, perciò eravamo relativamente giovani. Facciamo tutte le pratiche burocratiche, prima bisogna ovviamente ottenere l'idoneità da parte del Tribunale dei Minori, perciò psicologi, assistenti sociali che vengono a casa, dopodiché una volta che hai ottenuto l'idoneità, devi dare il mandato ad un ente per l'adozione internazionale, autorizzato a livello nazionale e poi inizia un periodo di sospensione incredibile che è quello dell'attesa, dell'abbinamento con il bambino o la bambina del paese che fa parte di quei paesi che quell'ente che tu hai scelto decidono di curare. Noi abbiamo aspettato in buona sostanza circa 3 anni, 3 anni e mezzo. Io una sera torno a casa e mia moglie che ha un problema di salute che è congenito purtroppo a molte donne che impedisce poi di avere gravidanze, aveva fatto un test di gravidanza per vedere se c'era qualche problema ed è risultata incinta. Il giorno dopo noi siamo andati dalla sua ginecologa, che conferma questa gravidanza di 2 settimane, non si vedeva neanche il battito. Torniamo lei in ufficio, io all'epoca ero ancora in ufficio e ci arriva la telefonata dell'ente per un abbinamento, lo stesso giorno un'ora dopo. Noi ovviamente abbiamo rinunciato, era un maschietto, si chiamava Bebe perché in quel momento avevamo un'idoneità come coppia per una coppia senza figli per l'adozione, altrimenti quel bambino probabilmente sarebbe rimasto in un giro burocratico, avrebbe perso l'opportunità di essere adottato, e quando è nato mio figlio Leonardo, aveva più o meno 4 mesi, abbiamo detto, chiudiamo questo cerchio perché comunque entrare in quel mondo significa entrare anche mentalmente in quell'ottica, parlare con altre famiglie che hanno fatto questa esperienza. E' un'esperienza genitoriale, dal mio punto di vista dal nostro punto di vista, assolutamente equipollente rispetto ad un figlio biologico. Quando è nato mio figlio, penso che sia stato il momento più bello della mia vita, che ho detto. Chissà se mai si ripeterà. Il giorno in cui ho visto mia figlia per la prima volta, perché non ci avevano fatto vedere neanche le fotografie, che arriva in una macchina con 3 tate meravigliose che le portavano in braccio, ho frignato lo stesso identico modo se non di più ed è stata una giornata a livello di potenza assolutamente uguale ma completamente diversa e irripetibile. Questa è stata la nostra esperienza." "Niccolò, ho la sensazione, lo dico da osservatore, che una delle differenze principali per le persone che hanno fatto, hanno scelto l'affido o hanno scelto l'adozione, stia in una domanda, perché quando incontri una persona e dici che sei un padre adottivo, non credo che le persone ti chiedano, perché lo hai fatto? Hanno una propria idea." "Te lo chiedono." "Però diciamo perlopiù qualcuno può darsi una ragione del motivo, problemi di sterilità o problemi." "Ah no sì in quel senso lì assolutamente." "Perché hai deciso di adottare un figlio. E invece quando una coppia o una persona che non ha nemmeno una compagna o un compagno, cioè una persona single decide di fare un affido, immagino che le domande, perché lo hai fatto, siano fioccate. E la risposta quale è stata?" "Ma le ho respinte in realtà, non perché non avessi una risposta dentro di me ma perché non è necessario sempre dare giustificazioni sulle proprie scelte, ma a te rispondo. Allora io penso che in generale la vita si muova, non dico niente di strano, e quando la vita si muove, quando la vita si muove con prepotenza e quando ti mette di fronte a delle possibilità è un po' da vigliacchi schivarle o perlomeno non prendere in considerazione la possibilità di scegliere. Allora come sai, mi occupo di parecchie cose. In un periodo della mia vita mi stavo occupando, in quel momento di televisione e stavo conducendo un programma televisivo e vengo a conoscenza di una bellissima storia di affido familiare, con dei contorni quasi romanzeschi, nel senso che era una famiglia molto numerosa già di figli biologici già con figli biologici che decide di prendere in affido una bimba ma che, a seguito della morte del padre di famiglia, decide addirittura di prendere in affido la mamma della bimba che era stata a loro affidata. Ecco una storia da cui ci sarebbe da scrivere un romanzo. E io dell'affido non sapevo niente se non quello che un ufficio di comunicazione di appunto un'associazione che aiuta i bambini affidatari mi stava aiutando a comprenderne un po' le grammatiche e le regole. E una psicologa di questa associazione aveva fatalmente incrociato un mio romanzo che avevo scritto due o tre anni precedenti, due o tre anni prima e mi ha detto. Perché non partecipi a un corso per l'affido? E io ti giuro che ho risposto ma perché no. Evidentemente credo che dentro ci fosse un terreno predisposto almeno a questo tipo di sfida e ho partecipato a questo corso per l'affido veramente con una incoscienza di cui oggi quasi non so se vergognarmi o essere grato, perché comunque io ho partecipato a una di quelle cose che poi mi ha fatto fare la cosa più sensata della mia vita. Adesso io non sono né un olista né uno che pensa che tutto venga, come dire, gestito dal pensiero positivo o dal rubino rosso o dalla passiflora, però penso che ogni tanto lasciarsi sedurre da dei segnali che la vita ti offre sia un ottimo regalo che si possa fare a se stessi. Allora ho partecipato a questo corso e sono risultato idoneo, appunto come diceva prima Antonio, però sono risultato idoneo a una storia impossibile, cioè un diciottenne che mi è stato, come dire, messo in casa, io poi uso una terminologia abbastanza greve ma perché poi tutto è sempre circondato e avvolto dalla fiamma dell'amore. Mi è stato affidato un diciottenne che non ce l'ha fatta a vivere con me, non ce l'abbiamo fatta ad aiutarci in quello spicchio di tempo. Io ho dovuto rinunciare a questa storia perché mi stavo facendo molto male e ho capito che forse quella non era una storia, per quanto io fossi stato matchato, questo è un termine che viene utilizzato anche negli affidi con questo ragazzo, io non ero all'altezza di sopportare un passato così infetto di ingiustizia e di dolore di questo ragazzo e quindi mi sono piegato su me stesso e ho accettato quello che in quel momento potevo soltanto definire come un fallimento, ma la vita poi è prepotente e beffarda perché quando io ho dovuto chiudere la porta di casa a questo ragazzo e non vederlo più per tanti mesi e non sapere dove fosse e preoccuparmi comunque per lui, perché poi ovviamente quando sei costretto a dire, non rientrare più per piacere perché mi devo salvare è una ferita atroce, sia per se stessi sia anche per la persona che avrebbe voluto e potuto avere da te quello che non aveva avuto in precedenza. Va bene dopo sei mesi questa persona mi richiama e dice, volevo soltanto sapere come stai tu e dirti che sto bene, mi sto mettendo mi sto mettendo dritto e io sono stato molto contento di questo ma ancor più sorpreso dal fatto che a fine giornata, quando poi lui è tornato chissà dove, mi ha detto. Cosa aspetti a diventare papà? Perché adesso sei pronto, ne abbiamo passate così tante insieme che adesso sei pronto. Vabbè credo di averlo mandato a fare *****. Così simpaticamente ci siamo abbracciati e ci siamo salutati per un'altra volta. E la mattina dopo mi arriva un'altra telefonata da parte della medesima associazione che mi aveva consegnato Francesco e che sapevano perfettamente quanto io fossi decomposto in termini emotivi e psicologici e mi ha detto. Sappiamo che tu non stai bene ma noi sappiamo che c'è una storia che soltanto tu con l'esperienza che hai passato con il ragazzo precedente potresti essere d'aiuto ed è stato tosto prendere una decisione in quel momento. La mia psicologa mi ha sempre suggerito di non prendere decisioni importanti quando ci sono giorni di pioggia, così come non si dovrebbe mai decidere se partecipare o meno a una festa dopo tre o quattro giorni se si ha la febbre in quel momento. Io avevo la febbre e mi si paventava un'altra festa abbastanza scoppiettante. Mi sa che era anche un giorno di pioggia, sicuramente dentro era un giorno di grande temporale e ho detto. Ma sì, ma sì, ma sì, ma sì, perché dire no poi non ho voglia, non ho voglia dei sensi di colpa, non ho voglia dei rimorsi, non ho voglia di pensare al gioco del futuro ipotetico, quindi ho detto sì va bene e ho abbracciato quell'ometto che oggi è il mio senso dell'esistere, quindi meno male che ho scelto di partecipare a quella festa." "Grazie Niccolò. Questa piccola chiacchiera che stiamo facendo, l'abbiamo definito grembo paterno, che è un omaggio a una citazione di un romanzo di Chiara Gamberale e mi piaceva con voi chiudere con, proprio una piccola riflessione sulla paternità, nel senso che siamo tre uomini su questo palco e siamo tutti e tre padri ma di fatto, diciamo sono le vostre storie in questo caso le protagoniste. Prima di diventare padre un paio d'anni fa mi avevano regalato un libro, un testo molto famoso che si chiama Il Gesto di Ettore, che sostanzialmente racconta, la dico male, che la figura paterna è una figura totalmente culturale, meno naturale di quella femminile, poi ovviamente ci sono teorie varie, però dice, all'uomo danno in mano un figlio e gli dicono, questo è tuo figlio. Credici e fai il padre. Tu hai visto una qualche differenza nella gestione della gestione della genitorialità e anche nella diversità dei due figli da parte di tua moglie rispetto a te? Cioè hai avuto più difficoltà, meno difficoltà, avete trovato un modo per farlo insieme in maniera naturale?" "Noi siamo molto fortunati, abbiamo un'alchimia, forse l'unica alchimia perfetta che abbiamo come coppia è quella rispetto ai nostri figli. A turno siamo con i pantaloni calati perché ci fanno fare quello che vogliono, a turno il maschio, a turno la femmina e a turno cerchiamo di mantenere questa autorevolezza necessaria proprio da genitore per cercare di dargli qualche paletto, qualche indirizzo. Poi i problemi sono problemi che li affronti appena li vedi e con i figli si viaggia di giorno in giorno, a parte la gestione quotidiana di quando sono piccoli, adesso forse che si affacciano alla pre-adolescenza e all'adolescenza." "Parliamo di 14 anni?" "11 e 14. 11 Maria Derartu e 14 Leonardo. Però è ovvio che l'approccio di una mamma è diverso dall'approccio di un padre. Penso che però la cosa che ci accomuni totalmente e visceralmente è l'affettività. Commettiamo tantissimi errori, commetteremo tantissimi errori ma c'è, come è giusto che sia, un amore incondizionato e che è quello che muove Niccolò, cioè se tu fai questa scelta qua ma ripeto, il genitore affidatario, il genitore adottivo, il genitore biologico, cioè secondo me l'unica cosa che veramente conta nell'approccio è mettersi fondamentalmente al servizio, cioè tu sei un pastore ok, sei un pastore. Prima o poi dopo andranno e galopperanno per gli affari loro però tu li devi, li devi aiutare ad andare avanti e soprattutto la cosa che io ho un po' come fissa è cercare di non essere un tuo transfer, cioè non trasferire a loro quello che avresti voluto essere, quelle che sono le tue aspettative ma cercare di capire dove loro vogliono andare, se non hanno idea cercare di stimolare la loro curiosità e poi dargli gli strumenti per assecondare quello che sono, che sono nettamente diversi da te." "Quindi non vorresti che lei diventasse un'atleta visto che poco fa Antonio mi ha raccontato che c'è un video in cui guarda sua figlia fare un salto in alto e sbroccare completamente." "Allora partiamo dal presupposto che sono un genitore mediocre ok, tutti i difetti dei genitori ce li ho perciò tutte queste frustrazioni le dico adesso perché siamo su Sky. Ma se io adesso prendo la macchina, torno giù a Genova perché c'è la finale di un torneo di mio figlio di calcio. Io ho visto la gara di salto in alto di mia figlia e l'approccio che avevo era al di là di qualsiasi concetto di sportività, cioè grazie a Dio ero a 30 metri di distanza non mi sentiva nessuno, però urlavo come se fosse una finale dei Mondiali, ma il god vero che ho in quei momenti quando mio figlio vedo che si diverte e gioca a calcio non è tanto il fatto che ah è mio figlio, è mia figlia. La cosa che a me fa impazzire e che mi salva quotidianamente è che questa felicità, quando li vedo felici, fare un salto in alto, vincere una gara di atletica o giocare a calcio me la ritrovo addosso, me la ritrovo addosso perciò a me basta vederli felici e automaticamente vale 10 sedute di psicoterapia, voglio dire, cioè non ha, non ha paragone." "Senti Niccolò, tu lo hai anche, lo hai citato, hai fatto un corso. Io che sono appunto un genitore biologico non ho fatto nessun corso, non avevo idea, sì ho fatto un corso preparto da remoto su zoom perché eravamo in piena pandemia ma ricordo abbastanza poco, ero un po' distratto. Si può studiare per diventare genitori, per diventare padri?" "No, no. Premetto che l'unica cosa di culturale per partire dalla tua domanda precedente, per quanto mi riguarda sono solo le minacce cioè, o studi o non vai in vacanza, o studi o ti dimezzo la paghetta e ultimamente ho visto che mi sono permesso un paio di weekend in più quindi." "Quindi non sta studiando direi?" "Un po' meno del solito. No non s'impara non si impara a essere genitori, ci mancherebbe altro, questi sono incontri che servono principalmente per capire i macro errori da evitare. Noi abbiamo a che fare con delle storie che sono disintegrate, che sono inimmaginabili per chi è normo emotivamente dotato in una famiglia più o meno funzionale, quindi ci sono grossi errori che devono essere proprio evitati ma per l'incolumità di entrambi i soggetti in questione e poi c'è una cosa interessante che ho scoperto tardivamente, dopo avere appunto, dopo essere stato promosso a questo corso che è molto importante che i genitori affidatari e anche qua mi ricollego un po' alla tua domanda precedente, non abbiano in nessun modo un'ambizione di diventare genitori per senso di solitudine. E' molto importante questa cosa. Non si diventa genitori per un po' o per più tempo perché ci si sente soli, ecco quello è veramente l'unico deterrente che sarebbe da, cioè è l'unico elemento che sarebbe veramente e profondamente da schivare, da evitare perché lì si andrebbe incontro a una catastrofe, quindi questo tipo di incontri che ti aiutano all'accoglienza, ancora prima che alla genitorialità servono anche un po' per studiarti, per metterti sotto una bella risonanza magnetica emotiva e capire se sei pieno di buchi o se ne hai qualcuno che l'affetto può compensare, ma non puoi essere un groviera di tuo perché altrimenti rischi e poi li crei anche sull'altro." "L'ultima cosa che vi chiedo e poi lasciamo il palco e vi lascio andare. Se doveste dare un consiglio su una cosa da non fare assolutamente, se si vuole diventare un genitore adottivo o un genitore affidatario, proprio una cosa. Guarda, hai in mente di, ti piacerebbe, ecco evita di fare quella cosa lì, che so proiettare delle cose o degli errori molto concreti anche. Farsi dei video mentre la propria figlia fa salto in alto è un'altra cosa da." "No io lo faccio a lei però si sente la mia voce agghiacciante sotto che urla hai capito, però a parte gli scherzi invece le cose da non fare, a me viene da dire la cosa più importante per me è, soprattutto per quello che ho vissuto io come figlio e che cerco di non, spero è l'incubo che voglio evitare per i miei figli è l'assenza, cioè secondo me è la cosa principale, ma anche in disparte però esserci. Penso che la cosa più importante per un figlio è sapere che un genitore c'è. Ecco quella è la cosa più importante, poi tanto ci sono tante cose da evitare però almeno quella è esserci ma esserci realmente non per finta, magari c'è un'assenza fisica che spesso è dettata dal lavoro dagli impegni però l'importante è che ci sia una presenza sempre mentale." "Sì sono d'accordissimo con Antonio. Certamente la proiezione è pericolosissima e nel caso secondo me degli affidi ho capito per quella poca esperienza che ho guadagnato che serve non chiedere troppo, cioè non chiedere a quel protagonista che è il loro passato di essere sempre trascinato sul presente, cioè aspettare, aspettare i loro tempi, aspettare che se hanno voglia di raccontare qualcosa lo racconteranno e se non dovessero averne voglia è un protagonista che va lasciato tra le righe di un racconto." "Niccolò Agliardi, Antonio Ornano. Grazie davvero" "Grazie Matteo Caccia" "Grazie per la chiacchiera." "Grazie a te." "Grazie Antonio mentre si accomodano i nostri ospiti e mentre viene liberato il palco.".

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