Le energie pulite di cui parla il numero uno dell'Agenzia internazionale per l'energia sono isolare l'eolico. La porta ancora aperta è quella che evita le conseguenze più gravi della crisi climatica. La più importante organizzazione per il coordinamento delle politiche energetiche ha aggiornato il suo rapporto Net Zero Roadmap, uno dei principali punti di riferimento dei dibattiti sulla transizione. La prima versione del testo era stata pubblicata due anni fa. La nuova arriva dopo una crisi energetica e una guerra che hanno cambiato il quadro. Non sono cambiati però gli obiettivi climatici che tutti i paesi del mondo hanno sottoscritto con l'accordo di Parigi. Limitare l'innalzamento della temperatura media globale, un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Un grado e mezzo, cioè la soglia oltre cui le conseguenze diventeranno più gravi. Conseguenze che tra alluvioni e siccità stiamo già toccando con mano. L'obbiettivo del grado e mezzo sta sfuggendo di mano, attualmente siamo a un grado e uno, ma secondo la IEA ci sono soprattutto due ragioni per essere ottimisti. Il messaggio è chiaro e la ricetta conosciuta: occorre abbandonare le fonti fossili principali responsabili della crisi climatica e raggiungere le emissioni nette zero entro la metà del secolo. Per farlo non sono necessari nuovi progetti di petrolio e gas a lungo termine, né nuove miniere di carbone. Anche perché la domanda di fossile, secondo le stime, si ridurrà dell'80% entro il 2050. Occorre aumentare, e anche di parecchio, gli investimenti rinnovabili. Il rapporto arriva mentre l'anno in corso si avvia a diventare il più caldo mai registrato. Un anno che si chiuderà con la COP28, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite, quest'anno a Dubai, dove la pressione del mondo del fossile si farà sentire.