"L'accordo di Montreal è una serie di obiettivi e di target che dovranno guidare le azioni dei Governi nei prossimi 10 anni sulla biodiversità. Quindi per fermare e invertire la curva di perdita di biodiversità nei prossimi 10 anni". Qual è la partecipazione in particolare economica degli Stati? "A Montreal è stato deciso di arrestare e invertire la curva di perdita di biodiversità, in particolare di affrontare questioni come l'estinzione delle specie, l'inquinamento, la conservazione del 30% di terre e oceani, e la produzione e consumo sostenibile e come questi verranno affrontati dagli Stati". Quali sono state le maggiori opposizioni rispetto all'arrivo di questo accordo? "Le opposizioni principali quindi blocchi più importanti sono arrivati proprio sul finanziamento, quindi i Paesi in via di sviluppo hanno vietato fino all'ultimo come la quantità di fondi messi a disposizione non fosse sufficiente a garantire un'effettiva implementazione dell'accordo. Altri punti di contenzioso sono stati la partecipazione delle popolazioni indigene al raggiungimento della conservazione del 30% di terre e oceani, e appunto, questo punto fortunatamente è stato risolto. C'è stata anche qualche obiezione rispetto all'eliminazione dei sussidi dannosi per la natura ma anche questo per fortuna è stato risolto, anche se in realtà questo obiettivo avrebbe già dovuto essere stato raggiunto entro il 2020".