C'è una crisi dimenticata al centro dei tre giorni di un negoziato internazionale che si tiene a Roma questa settimana. La crisi è la perdita della biodiversità a cui tutti i Paesi del mondo, riuniti nella sede della Fao, cercano di mettere un argine, riprendendo i lavori che si erano interrotti in Colombia lo scorso novembre. L'appuntamento si chiama COP16, cioè la 16esima edizione della Conferenza delle Parti. A differenza delle COP più conosciute, dedicate al clima che si tengono ogni anno, quelle dedicate alla biodiversità hanno cadenza biennale. All'ultimo vertice di Cali, però, non si è riusciti ad arrivare a un accordo su due aspetti. "Il primo riguarda i meccanismi per riportare in maniera trasparente i progressi verso il raggiungimento di questi 23 target previsti dal Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework e poi c'è un altro tema che purtroppo non è stato concluso, che riguarda la cosiddetta mobilizzazione delle risorse. Noi sappiamo che, perché questi 23 target abbiano successo, che il Kunming-Montreal Framework porti a risultati sperati, cioè di arrestare e invertire il declino della biodiversità, c'è bisogno di fondi". Questi i nodi da superare a Roma, in un contesto in cui meno dell'1% del Pil globale viene destinato alla biodiversità, con conseguenze anche per il benessere e la salute dell'uomo. .