Da una parte ci sono i rimproveri ai leader e i campanelli d'allarme: "Ci stiamo scavando la fossa come dire, il nostro pianeta sta cambiando, sta cambiando velocissimamente". Dall'altra la speranza e l'ottimismo: "È giunto il momento di riscrivere la storia e di parlare di questa tragedia e trasformare tutto questo in qualcosa di diverso, dopotutto siamo i più grandi risolutori di problemi che siano mai esistiti sulla faccia della terra". Con questi toni e davanti ai leader di tutto il mondo parte a Glasgow la Cop26, la Conferenza delle Nazioni Unite che per due settimane vede i negoziatori al lavoro sui temi della crisi climatica. A dettare l'agenda del vertice sono, appunto, i leader a cominciare dal padrone di casa, Boris Johnson, che ha ricordato la responsabilità dei paesi più ricchi nei confronti dei più poveri, fino a Joe Biden che ha chiesto pubblicamente scusa, in nome degli Stati Uniti, per le azioni del suo predecessore, Donald Trump, che aveva abbandonato l'Accordo di Parigi. A proposito di Parigi, come fare a mettere in pratica l'obiettivo del testo firmato nel 2015 in Francia e cioè non superare il grado e mezzo rispetto a livelli pre-industriali, resta in cima all'agenda di queste due settimane. Una partita che secondo i leader deve coinvolgere anche il settore privato. Sul tavolo dei negoziati c'è anche la questione degli aiuti ai paesi che meno hanno contribuito alla crisi climatica, ma che più ne stanno pagando il prezzo. Anche perché il superamento di quel grado e mezzo mette a rischio la loro stessa esistenza. Una missione degna dell'eroe di origini scozzesi James Bond evocato da Boris Johnson: "Non possiamo fallire. Non siamo James Bond" E a proposito di cinema e Scozia anche Guterres sembra citare Trainspotting nel suo invito ai leader, scegliete l'ambizione, scegliete la solidarietà, scegliete la salvaguardia dell'umanità.