Con il martelletto della presidenza egiziana si mette in moto la enorme, complessa ma decisiva macchina delle Nazioni Unite per contrastare i cambiamenti climatici. Una macchina chiamata Cop. La conferenza delle parti giunta qui, in Egitto a Sharm El-Sheikh, alla sua ventisettesima edizione. Due settimane di negoziati per cercare di passare dalle parole all’azione. 30 mila le persone attese con le prime giornate in cui a rubare la scena sono gli oltre 130 Capi di Stato e di Governo. L’Unione Europea, che qui partecipa come soggetto unico, è rappresentata dalla Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen. Ci saranno anche il Presidente francese Macron, il Cancelliere tedesco Scholz e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ci sarà anche Rishi Sunak. Dagli Stati Uniti Joe Biden arriverà l’11 dopo avere archiviato le elezioni di midterm. Assenti il leader cinese Xi Jinping e il Presidente indiano Naerendra Modi. Non vuol dire però che Cina e India, rispettivamente il primo e terzo paese che attualmente emettono di più, non partecipano. Ci sono i loro delegati così come i delegati di Russia e Ucraina. E il conflitto ovviamente irrompe anche nei negoziati e rischia di frenare la transizione proprio mentre l’Organizzazione meteorologica mondiale fa sapere che gli ultimi otto anni sono stati i più caldi di sempre. E che l’obiettivo di contenere il riscaldamento medio globale a 1 grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali rischia di sfuggire di mano. Anche se dell’obiettivo del grado e mezzo si è parlato nella cerimonia di apertura. Insieme all’altro tema che sarà al centro dei negoziati: i soldi da dare ai Paesi più poveri per adattarsi alle conseguenze della crisi e i soldi per i danni e le perdite già subiti. Un tema che per la prima volta entra formalmente nei negoziati sul clima, anche se non c’è da aspettarsi un grande passo avanti. Anche perché, lo abbiamo detto, la Cop è una macchina decisiva ma lenta. E soltanto il fatto di inserire il tema formalmente in agenda viene visto già come un grande passo avanti. Se ne parla nei corridoi della Cop, così come si parla di diritti umani e della grande assenza di quest’anno: attivisti e manifestanti.