Alla Cop29 di Baku si continua a negoziare sul nuovo obiettivo di finanza climatica. I paesi del Sud del mondo si mostrano compatti. Quando si chiede loro cosa ne pensano di quei 300 miliardi che, secondo alcuni report giornalistici, l'Unione Europea vorrebbe mettere sul piatto la risposta è molto chiara. La delegazione boliviana e quella del G77, il più grande blocco di paesi in via di sviluppo, vogliono un totale che raggiunga 1300 miliardi di dollari, cifra indicata dal report indipendenti per affrontare le conseguenze della crisi climatica e ridurre le emissioni. I paesi più vulnerabili tratteggiano una linea rossa molto chiara che vede queste cifre fatte soprattutto di finanza pubblica. Dall'altra parte l'Unione Europea pubblica che si rifiuta di mettere sul tavolo una cifra. Se non sappiamo cosa c'è dentro il pacchetto, spiega il commissario extra, come facciamo a dare un numero? Nelle mosse di Bruxelles però si intravede anche un tentativo di sfaldare il blocco dei paesi africani. Nelle stanze dello stadio olimpico sale la pressione per la fine della conferenza. Intanto a Baku viene presentato l'annuale indice di prestazione climatica, uno studio realizzato da Germanwatch, New Climate Institute e CAN International, una classifica di 67 paesi giudicati sulla base dell'uso dell'energia nelle politiche climatiche. Il podio è vuoto con la posizione più alta occupata dalla Danimarca. In coda c'è l'Iran. L'Italia si piazza al 43esimo posto con un giudizio basso. Il nostro piano per la riduzione delle emissioni è poco ambizioso e non esiste, si legge sulla scheda, un piano per porre fine ai sussidi ai combustibili fossili.