Crisi climatica e transizione ecologica, ci sono anche e soprattutto questi due temi al centro del G20. Il risultato che verrà fuori da Roma sarà la base di partenza dei negoziati alla Cop 26, il vertice delle Nazioni Unite sul clima che si apre a Glasgow il 31 ottobre. I leader riuniti a Roma rappresentano infatti quasi l'80% delle emissioni globali di gas serra. Sono tutti consapevoli degli allarmi lanciati dagli scienziati sull'innalzamento della temperatura media globale che sta già manifestando i propri effetti. La risposta però non è unanime. Da una parte ci sono i paesi che hanno come orizzonte per la neutralità climatica il 2050, come l'Unione Europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti. Dall'altro Cina e Russia che guardano al 2060. Anche tra i paesi più ambiziosi però non mancano le difficoltà. Il presidente statunitense Joe Biden, ad esempio, arriva a Roma senza aver superato l'ostilità del Congresso al suo piano per la transizione. Insomma le trattative partono in salita. Intanto uno studio del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici mostra i rischi per i paesi del G20, rischi che riguardano la salute delle persone con le ondate di calore che, nello scenario peggiore, provocheranno un notevole aumento delle vittime e rischi che riguardano l'economia. Le perdite potrebbero essere il doppio di quelle causate dal Covid-19. Dei temi legati al clima e all'energia si era parlato già al G20 tematico dell'estate scorsa a Napoli ma i ministri erano usciti da Palazzo Reale senza trovare un'intesa su temi cruciali, come l'eliminazione del carbone. "Tenete conto che i primi ministri si prendono sostanzialmente tutte le gatte da pelare più complesse, però devo anche dire, in questi mesi noi abbiamo lavorato, proprio in questo percorso di avvicinamento nei diversi settori, perché intanto queste gatte da pelare fossero un pochino diciamo preparate.