Difendiamo il mare, il nome dell'ultima spedizione di Greenpeace, una cosa unica sono il mare e i fiumi. L'80 per cento della plastica che troviamo nell'ecosistema marino viene dai corsi d'acqua. Qui, alla foce dell'Arno, la manta viene calata, è una rete che una maglia di un terzo di millimetro e sfruttando la corrente permette di recuperare, attraverso un collettore, dei campioni che poi in laboratorio diranno qual è la concentrazione di plastica e da quale polimero proviene. Proviene da scarichi, dalla mala gestione del rifiuto, da abbandono del rifiuto sulle rive, da industrie che magari lavorano fibre, piuttosto che il pellet della plastica e poi vengono scaricati, e comunque da un ciclo di gestione della plastica errato. La domanda che tutti noi ci facciamo è: quali effetti ha avuto il lockdown sulla salute dei nostri fiumi e dei nostri mari? Per quanto riguarda il parametro che misuriamo, quindi, di una sostanza organica disciolta, abbiamo notato, rispetto al 2014 e al 2015, una riduzione di circa il 30 per cento, sono dati preliminari, rispetto alla concentrazione che avevamo osservato nel Fiume Arno, appunto nel 2014 e nel 2015. Una risposta rapida, positiva per l'ambiente, la sospensione dell'attività dell'uomo, con la ripresa, altrettanto veloce, verso una più alta densità di queste molecole organiche. La loro origine naturale, ma tutti i problemi di malfunzionamento del ciclo, legati ad una forte e incontrollata antropizzazione portano ad un peggioramento della qualità delle acque.