Un intero settore a rischio. A lanciare l'allarme sono gli imprenditori agricoli del bacino del Po. Dopo un inverno duro e una primavera troppo calda rispetto alla media stagionale, ora la situazione si aggrava con l'estate alle porte e l'emergenza siccità che sta prendendo sempre più piede. "Qui da noi il problema della siccità ce lo portiamo da settembre 2021, nel breve periodo. Questo significa che ha comportato la non nutrizione delle piante già a livello autunnale, quindi non hanno assorbito le riserve, non hanno fatto le riserve per affrontare una .... poiché è avvenuta in primavera, e il problema poi è continuato fino a oggi". Nonostante la mancanza di acqua e le altissime temperature, nel ferrarese a differenza di altre aree toccate dal Po e dalla sua secca, non si parla ancora di razionamento dell'acqua per i cittadini come misura emergenziale, anche se le raccomandazioni ad evitare gli sprechi arrivano da tutti gli enti attivi sul territorio. Ad essere già a rischio sono invece l'habitat naturale del delta del Po, la biodiversità e i campi coltivati, irrigati per il 99% dell'acqua del fiume e quindi il cibo che arriva sulle nostre tavole. "Si sta rischiando di non avere acqua a sufficienza per irrigare i frutti proprio nel momento della loro maturazione, quando devono assumere la consistenza e il diametro necessari per diventare commestibili ai consumatori". Tra le colture più a rischio nella zona: il pomodoro, il mais, la soia ma anche i frutti che caratterizzano il territorio ferrarese come la pera, che sarà raccolta alla fine di agosto. "Il rischio è davvero perdere interi pezzi di produzioni, interi pezzi di filiera. Produzioni in questo momento strategiche, anche alla luce della guerra in Ucraina, quindi è chiaro che le stime che noi stiamo facendo nel caso in cui dovessimo assumere dei provvedimenti di emergenza nei prossimi giorni, è di una riduzione di produzioni che va dal 30 fino a un 100%. Ma il rischio, come nel caso del pomodoro, è che se perdiamo questa coltura straordinariamente importante, perdiamo anche centinaia di posti di lavoro che sulla filiera ovviamente trasformano e poi lo commercializzano in tutto il mondo".