Dopo il problema del traffico delle grandi navi, interrotto nel 2021 con decreto del Governo Draghi, e il dibattito sulla tassa di sbarco per i turisti, misura slittata al 2024, Venezia torna a far discutere. Il World Heritage Centre, ramo dell'UNESCO, ha lanciato il nuovo allarme che interessa la Serenissima. "Il continuo sviluppo, l'impatto dei cambiamenti climatici e del turismo di massa", si legge in una nota, "rischiano di provocare cambiamenti irreversibili all'eccezionale valore universale della Città lagunare. Per questo si raccomanda la sua iscrizione nell'elenco dei Patrimoni dell'Umanità in pericolo." Il messaggio è diretto prima di tutto all'Ialia: quanto fatto finora è "insufficiente", scrive l'UNESCO, che auspica così maggiore impegno da parte degli attori locali, nazionali e internazionali. Affinché l'iscrizione di Venezia nella "blacklist" dei siti in pericolo diventi effettiva, servirà però l'avallo degli Stati membri dell'organismo ONU, che si riuniranno dal 10 al 15 settembre a Riad, in Arabia Saudita. L'Amministrazione veneziana ha fatto sapere che leggerà con l'attenzione la proposta del World Heritage Centre e si confronterà con il Governo a riguardo. Sono 36 anni che la Regina dell'Adriatico fa parte del Patrimonio Mondiale dell'Umanità. Con un territorio esteso su 118 isole e una storia che affonda le radici attorno al quinto secolo dopo Cristo, il capoluogo veneto è, nelle parole dell'UNESCO, tra le città più visitate e più fragili del pianeta. La partita per la sua salvaguardia è ancora tutta da giocare.