Poteva pensarci prima, le faccio sentire il battito del cuore, è proprio sicura di volerlo fare? Non ci sono solo 1000 ostacoli pratici all'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza, garantita dalla legge 194 ma anche ostacoli più subdoli. Pressione, stigma sociale, violenze psicologiche, si accompagnano alla difficoltà di ottenere informazioni all'alto tasso di obiezione di coscienza, alla crescente presenza di centri pro vita nei consultori, alla residuale possibilità di usufruire della pillola ru486. Il report aborto a ostacoli di medici del mondo denuncia con testimonianze e dati come le barriere all'accesso stiano erodendo un diritto. "Quello che cambia è la forza politica, il fatto che vengono finanziati con i fondi pubblici, che vengono aiutati da delibere regionali che proliferano proposte di legge nazionali che vanno contro il diritto all'aborto e quindi più che ostacoli possiamo parlare di vere e proprie che di deterrenza in questo momento". A tutto questo si aggiunge il tabù e la criminalizzazione. "Questo si chiama stigma sociale, e lo stigma sociale va di pari passo con lo stigma interiorizzato, se mi dicono che sto facendo qualcosa di sbagliato, e che sono sbagliata io stessa considererò di star facendo qualcosa di sbagliato e di essere sbagliata e tutto questo silenzia l'esperienza, silenzia i corpi". Tra iniziative promosse a livello nazionale politiche anti scelta in diverse zone emerge che in Lombardia, Marche, Umbria siano le regioni che più di altre ostacolano l'accesso al IVG, mentre Emilia Romagna, Lazio e Toscana siano le uniche che di fatto permettono di ricorrere all'aborto farmacologico.