Avrebbe dovuto chiudere le scuole, mettere in sicurezza le strade, ma soprattutto garantire l’incolumità dei suoi concittadini. Poteva farlo, Marta Vincenzi, che nel 2011 era Sindaco di Genova. Ne avrebbe avuto il tempo, secondo l’accusa, perché 7 anni fa, prima dell’esondazione del Fereggiano, la Protezione civile aveva diramato l’allerta 2. Secondo la tesi del Pubblico ministero, oggi confermata dalla sentenza d’appello, Vincenzi e i suoi collaboratori comunali avrebbero sottovalutato l’allarme maltempo ampiamente previsto. Ad aggravare la situazione la scoperta di un verbale falsificato dal Comune per modificare l’orario dell’esondazione, così da sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla città si abbatté una bomba d’acqua imprevedibile. Una tragedia che poteva essere evitata, secondo i giudici della Corte d’appello, che a Marta Vincenzi hanno confermato i 5 anni di reclusione stabiliti in primo grado per l’alluvione del novembre 2011, quando quattro donne e due bambini persero la vita. All’indomani della tragedia viene aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti. Soltanto grazie alle testimonianze dei cittadini gli investigatori hanno scoperto che le ricostruzioni contenute nei verbali degli uffici comunali non corrispondevano alla realtà. Da qui le accuse di falso per il verbale taroccato e la calunnia, perché gli imputati scrissero nel documento che un volontario di Protezione civile risultava presente sul rio a monitorare l’andamento dell’acqua, ma sul posto quel giorno di 7 anni fa non arrivò mai nessuno.