Avrebbe dovuto iniziare oggi un periodo di detenzione di quattro mesi in un carcere israeliano, il palestinese che si è reso responsabile dell’ultimo grave fatto di sangue accaduto a Gerusalemme. Due persone, una donna di sessant’anni e un poliziotto di trenta, hanno perso la vita. Diverse persone sono rimaste ferite e il bilancio sembra destinato ad aggravarsi. Il trentanovenne, il cui nome non è stato reso noto, era stato condannato per aver diffuso su Facebook messaggi inneggianti alla lotta armata contro Israele. Secondo quanto riferito dalle autorità israeliane, avrebbe aperto il fuoco da una macchina davanti a una fermata del tram, dove diverse persone si trovavano in attesa, non molto distante dal comando centrale della polizia. L’uomo ha poi tentato la fuga dirigendosi verso il quartiere arabo di Sheikh Jarrah, dove è stato intercettato da una pattuglia di poliziotti in moto. Sceso dall’auto, ha cominciato a sparare, ma è stato neutralizzato dagli agenti. Da quando sono ricominciate, poco più di un anno fa, le aggressioni, soprattutto con l’uso di un’arma bianca, trentaquattro israeliani e due turisti americani sono stati uccisi. Nello stesso periodo di tempo, hanno perso la vita anche 218 palestinesi. Stando a fonti israeliane, nella massima parte si sarebbe trattato di attentatori.