Gli italiani hanno difficoltà a curarsi. Il sistema sanitario italiano, infatti, è in deflazione, il che vuol dire che la nostra sanità ha minor capacità di erogare prestazioni ai propri cittadini. Questo si traduce, nel quotidiano, in un aumento delle liste di attesa e in una rinuncia o in un rinvio alle cure per oltre il 27 per cento delle famiglie italiane. Lo rivela il XIV Rapporto sull’attività ospedaliera in Italia. Le cause sono da ricercarsi nella crisi economica, ma non solo. “Paghiamo oggi l’effetto di provvedimenti che sono stati presi alcuni anni fa, soprattutto la spending review del Governo Monti, che ha tagliato in modo lineare, in modo indiscriminato la sanità, e questo inevitabilmente ha comportato delle difficoltà. L’Italia ha preso, in quegli anni, delle decisioni che sotto certi aspetti sono criticabili. Per esempio, ha tagliato moltissimo i posti letto”. Nel triennio 2012-2014, infatti, la spesa sanitaria pubblica si è attestata al di sotto della soglia del 7 per cento del PIL, mentre risulta in crescita quella degli altri Paesi del G7, all’8,2 per cento. Oggi l’Italia spende in salute meno della Croazia. Questi dati sono lo specchio anche di una inefficienza della macchina ospedaliera pubblica, che ha poche risorse da investire per migliorare le strutture, le attrezzature e i servizi per i pazienti, così come ci hanno mostrato le immagini, qualche giorno fa, del pronto soccorso di Nola, preso d’assalto dai malati, dove mancavano gli strumenti di base, barelle e lettighe. Il razionamento dei servizi offerti porta a un progressivo peggioramento dei servizi rivolti alle persone, che spesso cercano soluzioni alternative presso strutture private o utilizzano strutture ospedaliere presenti in altre regioni rispetto a quella di residenza.