Quando la See Watch 3 approda a Reggio Calabria è ancora buio, si attende che la macchina organizzativa della sicurezza e dell'accoglienza si metta in moto per cominciare le procedure di sbarco. Prima le donne, i bambini, i feriti, i soggetti più fragili e sono moltissimi tra i 427 salvati in 10 operazioni di soccorso. La barca e i gommoni che stavano per naufragare in mare da 10 giorni allo stremo, una situazione che a bordo era diventata insostenibile. Gli operatori umanitari dell'ONG tedesca lo avevano ripetuto più volte chiedendo un porto di attracco e dichiarando nelle ultime ore lo stato di necessità. Attende un porto anche la Humanity, la nave della nuova missione di soccorso internazionale, con 415 profughi salvati in quattro operazioni in 7 giorni. Quasi la metà sono minorenni, molti hanno affrontato la traversata da soli, 64 hanno meno di 13 anni, tra i profughi ci sono mamme con neonati, in tanti hanno ferite e ustioni. Da 10 giorni sono ammassati negli spazi angusti della nave perché, spiegano dall'organizzazione umanitaria, non tutti possono avere un posto al riparo e molti sono costretti a dormire sul ponte. In mare ci sono altre barche lungo la rotta migratoria più pericolosa al mondo, dalla Libia continuano a puntare verso Lampedusa e molte riescono ad arrivare in autonomia sull'isola senza essere intercettate, altre soccorse dalle motovedette italiane davanti alla costa. Nell'hot spot ora ci sono più di 1.000 persone a fronte di 350 posti. Popoli in fuga dalla miseria estrema dell'Africa, aggravata dalla siccità sempre più critica a causa dei cambiamenti climatici ma anche dall'instabilità del Medioriente, tentano la traversata anche dalla Turchia verso la Grecia. Venerdì l'ennesima barca si è ribaltata, sei i morti. Secondo l'Agenzia dell'ONU per i Rifugiati le vittime accertate nel Mediterraneo da inizio anno sono più di 1.000.