Minaccia con i metodi che le sono più propri, la Ndrangheta, anche in Lombardia accorciando quelle distanze che solo in apparenza sembravano separare il Nord dal Sud. Così accanto a quella Ndrangheta imprenditoriale erroneamente considerata silente, così attenta a infiltrarsi nel tessuto economico, tornano anche i metodi più propriamente mafiosi, le intimidazioni. Le estorsioni. Accade a Rho, provincia di Milano in quella ricostituita cosca locale della Ndrangheta, già oggetto dell'indagine "Infinito" della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nel 2010. E ora smantellata nell' operazione della Squadra Mobile della Polizia che ha portato a 49 misure cautelari. "Non si rinuncia all'imposizione massiva di estorsioni, al traffico di stupefacenti, alla gestione di piazze di spaccio al conferimento di questa protezione, nei confronti di cittadini che anche in realtà come il Nord Italia, assumono atteggiamenti che sono sovrapponibili, uguali, agli atteggiamenti degli imprenditori vessati nel Sud Italia. Cioè, non denunciano". Tra le persone arrestate ci sono anche 5 donne che non rappresentano più semplicemente le cosiddette sorelle omertà, tra loro c'è anche una donna cui è stato contestato per la prima volta in Lombardia, il ruolo di Capo e promotrice dell'associazione mafiosa. Si tratterebbe del braccio destro del figlio di Gaetano Bandiera boss già condannato nel 2010. "Era stato condannato con sentenza definitiva ed era stato certamente da poco scarcerato, ed è parecchio significativa quella frase emersa dalle intercettazioni, secondo cui a Rho è tornata la Ndrangheta e quindi la Legge". 93 i capi di imputazione tra cui l'associazione a delinquere di stampo mafioso sostanze stupefacenti estorsioni e intestazione fittizia di beni.