Le persone che protestano sui binari del treno sono i cittadini di Cariati. Il loro ex ospedale è stato chiuso nel 2010 dall'allora presidente di regione Giuseppe Scopelliti, insieme ad altri 17 della Calabria mai più riaperti. "La Calabria è stanca, non c'è più tempo per aspettare, abbiamo bisogno subito di un intervento da parte del Governo, qui si muore nelle ambulanze. A Cariati c'è una struttura pronta per l'uso e che, sia chiaro a tutta Italia, in modo criminale è tenuta ancora chiusa". "La gente si sta nascondendo le malattie, c'è gente che sta morendo di infarto o di altro perché ha paura di prendere il calvario delle ambulanze". Oggi il Covid scoperchia il vaso di Pandora della Sanità, commissariata da oltre un decennio, con le file di ambulanze davanti agli ospedali, poco personale, assistenza che non c'è e il debito è sempre lì. I cittadini di Cariati hanno occupato l'ospedale, che anche Emergency voleva aiutare a riaprire. "A questo ospedale facevano riferimento tutti i centri del territorio, i centri montani che sono popolati per la maggior parte da persone anziane, quindi per loro diventa un problema nel problema". Cataldo Formaro e Michele Caligiuri sono un medico ora in servizio presso il laboratorio analisi e l'ex Direttore Sanitario dell'ospedale. "Avevamo proposto che Cariati venisse utilizzata per pazienti Covid, specialmente nella struttura nuova ci sono tre piani con circa 60 posti letto con bagno in camera e ossigeno centralizzato". "Spesso ci sono condizioni anche dell'emergenza, in condizioni di stress sempre per mancanza di personale, non solamente in questo periodo Covid, in cui l'ambulanza deve arrivare da 40-50 km di distanza per poter, diciamo, prendersi carico, prendere in carico il paziente". Per curarsi, per le emergenze si macinano chilometri, Covid o no, con la paura di arrivare troppo tardi, come nel caso di Alfonso Alterino, che si è ammalato di Covid e ha avuto bisogno di un'ambulanza. "Il 118 al momento non era disponibile e ci ha detto che bisognava aspettare da un'oretta, un'oretta e mezza, e così è stato, bisogna dire la verità, così è stato. Dopo un'ora, un'ora e mezza così, è arrivato il 118". "Se lei fosse stato grave, diciamo essere trasportato da qua fino a Rossano, insomma, si rischia o no?" "Si rischia sì, perché la strada è quella che è, abbiamo messo, non voglio dire, non è che guardavo l'orologio, però i 50 minuti se ne sono andati, anzi forse di più. Io sono cardiopatico, e non è che c'ho solo una patologia, sono diabetico e sono cardiopatico e ho avuto paura".