Abbassano le saracinesche per tirare su l'attenzione. I negozi dei centri commerciali, di tutta Italia, vogliono rimanere aperti nei fine settimana. Dallo scorso novembre, in tutti i giorni festivi e prefestivi, shopping vietato nelle grandi superfici. 800 mila i posti di lavoro coinvolti. Qui siamo in un centro commerciale alle porte di Bologna. "In termini di misure di sicurezza, i centri commerciali sono sempre stati sicuri. Dall'inizio della pandemia non abbiamo mai registrato un caso di focolaio in un centro commerciale". Chiudiamo perché vogliamo aprire, lo slogan che ha unito 36 mila negozi, tutti chiusi per protesta alle 11, per 15 minuti. Incomprensibili, scrivono le associazioni del commercio, le ragioni del decreto che continua a impedirci di lavorare. "A noi sono rimasti comunque dei capi che ad agosto e luglio noi sicuramente non venderemo. Come il pantalone in felpa, camicia a maniche lunghe, poi abbiamo di cardigan viscosa e addirittura dei giubbini in pelle". Andrea ci mostra la sua gioielleria. Non ci sono solo i contraccolpi economici delle chiusure obbligate, la rinuncia al 40% del fatturato ci racconta, stiamo consumando qualcosa di più prezioso. "Avendo i nostri concorrenti aperti a poche centinaia di metri dal centro commerciale, noi perdiamo una clientela che ci siamo fatte nel corso degli anni. Questo è un danno che molto difficilmente riusciremo a recuperare in breve termine". "E i centri commerciali è giusto che lavorino come gli altri negozi". "A me dispiace che chiudono, hanno bisogno di lavorare quindi è giusto che i dipendenti lavorino". "Gli assembramenti sono fuori, non sono dei negozi".