Ricerca UniTuscia, in grotta termale covid non contagia

06 apr 2021
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"Siamo all'interno della grotta termale dove abbiamo condotto la sperimentazione. Normalmente questa grotta si trova intorno ai 48-50 gradi di temperatura e prossima al 100% di umidità, quindi è caratterizzata da un aerosol molto consistente". Terme dei Papi, Viterbo. In questa grotta, al momento chiusa al pubblico, lo scorso anno nel primo lockdown, l'Università della Tuscia ha condotto una ricerca per sondare i rischi di contagio, partendo da un'analisi dell'aerosol, cioè le particelle sospese nell'aria. "La nostra caratterizzazione si è volta perlopiù verso batteri e funghi per il momento, ma intendiamo fare degli studi che possano predire, in qualche modo, il comportamento di virus analoghi al coronavirus in questo ambiente così estremo". Le particelle sono mezzo di trasporto del virus. Una volta studiate si è visto che ciascuna si muove diversamente a seconda della dimensione, e la scoperta è stata interessante. "Il rischio di trasmissione è estremamente basso, perchè le particelle hanno una dimensione tale per cui, questa particella, essendo molto grande risulta molto pesante e quindi per gravità tende a cadere immediatamente dopo, diciamo, la sua emissione. Non è in grado di muoversi con sufficiente agilità a distanze elevate diciamo". "Cade subito a terra insomma, si blocca per cui non riesce a raggiungere magari la persona che sta anche a poca distanza da me". "Esattamente, questo meccanismo specifico, insieme al sistema di ventilazione che ricambia l'aria con una certa efficienza, rende praticamente l'ambiente, diciamo, molto sicuro, potenzialmente anche con più persone contemporaneamente". L'ambiente della grotta viterbese, dunque, impedirebbe il contagio, addirittura, anche in presenza di un positivo. Certo, non può essere riprodotto nella vita quotidiana per bloccare il virus, ma questa ricerca apre nuove prospettive in tema di strategie e anche di terapie, tanto che l'Università vuole approfondirla estendendola assieme alla fondazione che si occupa di ricerca sulle strutture termali, anche alle altre grotte termali italiane. "Siamo speranzosi, vorremmo anche portare lì dei surrogati del coronavirus e capirci, ancor di più e meglio, se ci sono degli effetti positivi sul trattamento dal punto di vista curativo. Noi abbiamo fatto anche una proposta di ricerca al Ministero dell'Università. Bisogna investirci del tempo, bisogna investirci delle risorse e continuare l'attività di ricerca".

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