Siccità e spreco d'acqua, carenza di piogge e inefficienze nella gestione della distribuzione dell'acqua potabile nel nostro paese. Un'emergenza nell'emergenza perché se è vero che manca l'acqua per alimentare il suolo manca anche l'acqua nei nostri rubinetti a causa delle perdite idriche, errori nei contatori, allacci abusivi, perdite occulte. Nel 2020 sono andati persi 41 metri cubi al giorno per km di rete nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane, il 36,2% dell'acqua immessa in rete. Uno spreco che a guardare bene questa cartina divide l'Italia in tre, con il nord che si distingue con un 26%, quasi il doppio al centro e al sud. Sprechi che in condizioni di gestione e manutenzione normali rappresenterebbero il 3% e che invece in alcuni comuni, come ad esempio Siracusa, arrivano a superare il 67%. Peggio ancora Belluno, Latina, Chieti e questo significa che su 100 litri di acqua che entrano negli acquedotti solo 33 o anche meno arrivano nei rubinetti delle famiglie. Situazione condivisa perché per un capoluogo su tre nel nostro paese le perdite sono superiori al 45%. Per fortuna ci sono anche i Comuni dove le cose funzionano meglio, Macerata, Como, Pavia, Pordenone ad esempio, e in un comune su 5 le perdite sono inferiori al 15%. Poi bisogna fare i conti con la vetustà degli impianti, il 60% della nostra rete idrica ha 30 anni di vita, il 25 è stata posata 50 anni fa. Una rete capillare che conta ben 95 diversi gestori e che si sviluppa su oltre 57.000 km, 370 litri per abitanti che non arrivano mai tutti a destinazione perché molti si perdono per strada. Parlare di ammodernamento non è un discorso facile se si pensa che il tasso nazionale di rinnovo è pari a circa 4 metri di condotta per ogni km di rete e la sostituzione di tutto richiederebbe più di 250 anni con investimenti di 5 miliardi di euro l'anno.