Da Napoli fucili e elicotteri in Libia e Iran

31 gen 2017
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Minacce, insulti e tentativi di aggressione: i finanzieri faticano per portare in carcere, dopo averli arrestati, Mario Di Leva e la moglie Annamaria Fontana, gli imprenditori di San Giorgio a Cremano, nel napoletano, accusati di traffico di armi con paesi soggetti ad embargo, Iran e Libia. Quest’uomo, Mario Di Leva, o Jafar, il suo nome da convertito all’Islam radicale, assieme ad Andrea Pardi, titolare di una società che vende elicotteri ed altri mezzi, e a Muhammad Ali Shaswish, avrebbe esportato in Iran prima e venduto in Libia poi anche partite di armi da guerra e mezzi da guerra, armamento pesante, fucili d’assalto, bombe a mano, missili terra-aria, missili anticarro ed elicotteri d’assalto, armi che sarebbero state vendute anche a gruppi terroristici libici federati a Daesh, lo Stato islamico nel Maghreb. Sono queste alcune delle più interessanti e inquietanti scoperte dei magistrati della Procura distrettuale di Napoli e nazionale antimafia e antiterrorismo, Catello Maresca, Maurizio Giordano e Cesare Sirignano. È sfuggito all’arresto il libico Shaswish ed è indagato a piede libero anche il figlio dei coniugi Di Leva. Da dove arrivano tutte queste armi, che peraltro possiamo vedere in queste immagini accluse al fascicolo d’inchiesta? Come vengono vendute soprattutto in zone teatro di guerra, come in Libia? Come era possibile che elicotteri civili diventavano poi mezzi di attacco aereo? È quello che stanno provando a capire i magistrati napoletani, che hanno pedinato a lungo e intercettato i coniugi Di Leva e altri cittadini iraniani e italiani non ancora indagati, anche nel periodo in cui a sud di Sabratha in Libia, ai confini con la Tunisia, zona in mano a gruppi islamici fondamentalisti federati al califfo Abu Bakr al-Baghdadi, nel luglio 2015 furono rapiti quattro italiani dipendente della Bonatti. Anche di questo parlano gli indagati intercettati dai finanzieri del GICO di Venezia. Insomma, l’inchiesta sulla vendita di armi a gruppi terroristici libici legati all’Isis e all’Iran è solo alle battute iniziali. Ulteriori elementi potranno arrivare dal materiale che è stato acquisito nell’abitazione e negli uffici dei coniugi di San Giorgio a Cremano arrestati.

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