Più i giorni passano, più il mistero si infittisce. Non è semplice per gli investigatori riuscire a dare un perché a un delitto che appare come una vera e propria esecuzione quando la vittima è un ventinovenne con un passato senza ombre, freddato da due colpi di pistola alla testa. Il corpo di Alessandro Neri è stato ritrovato l’8 marzo scorso, a tre giorni dalla sua scomparsa, alla periferia sud della città, a due passi dal torrente Vallelunga. Da allora gli inquirenti hanno iniziato a muoversi su diversi fronti, dalla faida familiare alla pista passionale fino alle sue frequentazioni e prende corpo proprio in queste ore l’ipotesi di possibili rancori e gelosie maturati nell’ambito delle sue amicizie, ma dalle indagini emergono diversi elementi interessanti che potrebbero aprire più di uno scenario. Alessandro nell’ultimo periodo aveva più volte fatto formattare il suo computer e i suoi telefoni. Ma perché? Cosa voleva nascondere? Cercano di capirlo carabinieri e finanzieri, che stanno ricostruendo la sua storia patrimoniale e quella della sua famiglia e nei giorni scorsi hanno perquisito e sequestrato due società con le quali il giovane aveva recentemente intensificato i rapporti. Sembra ora più debole, ma non viene scartata nemmeno la pista degli affari di famiglia. L’alibi di un cugino con cui Alessandro aveva vecchie ruggini non convince. Una svolta, invece, potrebbe arrivare dai risultati del lavoro dei RIS sulle impronte rilevate sulle auto sotto sequestro: quella della vittima, le due in uso alla cerchia dei parenti e una terza vettura data alle fiamme proprio qualche ora prima del ritrovamento del corpo e che risulterebbe essere molto simile a quella che, stando alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, seguiva la 500 della vittima il giorno della scomparsa. Intanto la madre di Alessandro dalla sua pagina Facebook grida il suo dolore arrivando perfino a scrivere al Papa chiedendo giustizia per quel figlio barbaramente ucciso.