La nebbia, il vento gelido, le temperature che in breve scendono a 20 gradi sotto lo zero e la montagna che diventa trappola anche per i più esperti, anche per una guida alpina come Marco Castiglioni, 59 anni, comasco, morto sulle Alpi svizzere insieme con altri componenti della comitiva che guidava. Alcune delle vittime sono italiane. Si tratta di alpinisti originari di Bolzano e noti negli ambienti del CAI. Non erano sprovveduti. La violenta tempesta li ha colti di sorpresa nella zona della Pigna d’Arolla, oltre 3.000 metri lungo il percorso scialpinistico che collega Chamonix, ai piedi del Monte Bianco, con Zermatt, sotto il Cervino. Tempesta che, stando ad alcuni bollettini meteo, pare fosse prevista, seppur forse non con questa intensità. Altri componenti della comitiva che viaggiava in due diversi gruppi sono stati ricoverati in gravissime condizioni a causa dell’ipotermia e si trovano negli ospedali del Canton Vallese di Berna e Losanna. A chiamare i soccorsi i gestori del rifugio dove gli alpinisti erano attesi, ma dove non sono mai arrivati. Non sono le uniche vittime della montagna in questa primavera. In Svizzera, nel Cantone Berna, due scalatori di 21 e 22 anni sono morti durante un’ascesa al Monte Monch, a 4.100 metri. Altri due escursionisti francesi hanno perso la vita sul Monte Bianco: in un caso a causa del maltempo e nell’altro per una valanga. A causa delle avverse condizioni meteo, è morta anche una donna russa che si era avventurata con le ciaspole a 4.200 metri di altitudine sul versante sud del Monte Rosa. Infine, dall’altra parte del mondo, sull’Himalaya, ha perso la vita un altro alpinista italiano, Simone La Terra, 36 anni. La tenda che aveva sistemato a quota 6.100 metri è stata spazzata via da una violentissima raffica di vento. L’uomo è stato ritrovato senza vita in un crepaccio.