Arrivano alla spicciolata: in mano il badge e il cellulare. Prima si mostra il Green Pass e poi si misura la temperatura. Solo dopo e solo se tutto è in regola inizia il turno. Al Cotonificio Albini, primo produttore europeo di tessuti per camicie, oltre 600 dipendenti, nella Valle Seriana, il primo turno è alle 6.00, la produzione non si ferma mai. "Non abbiamo deciso in questo momento di andare incontro alla richiesta di pagare i tamponi. Le nostre organizzazioni sindacali, peraltro, non l'hanno richiesto. L'attività oggi è partita regolarmente quindi non vediamo questo problema all'orizzonte". Qualche dipendente oggi non è venuto perché sprovvisto di Green Pass. Pochissimi anche i certificati di malattia. "Abbiamo mandato un'informativa a tutti i dipendenti, molto dettagliata, invitandoli ad informarci 48 ore prima dell'eventuale assenza e alcune unità hanno risposto, appunto, che non si sarebbero presentati al lavoro". "Con l'obbligo di Green Pass sicuramente ci sentiamo molto più tranquilli sull'ambito del lavoro. È una sicurezza per tutti. Passiamo qua molto tempo quindi sicuramente è una cosa importante anche per le nostre famiglie". Attraversiamo la Valle Seriana fino a Cenate Sotto ed entriamo in una delle più grandi industrie della Lombardia di materiale elettrico. Da Gewiss i dipendenti sono 1.100, anche qui i turni sono tre. Come sono andate le cose? L'azienda paga i tamponi di chi non è vaccinato? "Abbiamo avuto tre dipendenti, stiamo parlando su un migliaio di persone, che hanno avvisato con congruo anticipo il fatto che non sarebbero stati oggi presenti perché sprovvisti di Green Pass. L'azienda ha deciso che non pagherà i tamponi e ha deciso anche di fare il controllo, non a campione ma sistematico, su tutte le entrate".