Ogni giorno è così, una lunga fila davanti e dentro il consolato ucraino; sono per lo più donne e bambini che scappano dalla guerra e vengono accolti da familiari e amici che vivono a Napoli. "Bombardare, sempre guerra", "E' stato difficile il viaggio?", "Sì, tre giorni per passare frontiere è troppo pesante, troppa paura perché non lo sapevo perché da noi sparano a macchine in strada, tutti cosi.", "Sono andata a prendere su i nipoti, figli del mio fratello", "E come sono arrivati questi nipoti da soli?", "No, sono mamma andata a prendere la e sono tornata con loro." A volte madri che vivono a Napoli, sono tornate in Ucraina, tra le bombe, per salvare i loro figli. "E' un po' difficile camminare quasi quattro giorni per andare e ritornare, quasi passato una settimana", "Dove è arrivata, precisamente, per prendere i suoi figli'", "Da mia città in Ucraina." "Lei è arrivata fino alla sua città?", "Sì,con pullman è arrivato in città, poi preso bambini e tornata di nuovo qua. Per me è importante che loro stanno bene e poi piano piano si va avanti." I segni del conflitto sono ben visibili nei loro occhi, l'attesa qui è lunga ma paziente e gli arrivi sono tanti, aumentano di giorno in giorno. "Nel nostro sito sono registrati 2300 persone e almeno 1500 stanno a Napoli, nei prossimi giorni aspettiamo da tanti rifugiati." Chi arriva può anche registrarsi dal punto di vista sanitario, ed effettuare tamponi e vaccini; per questo è stata predisposta un'accoglienza all'Hub vaccinale della Mostra d'Oltremare. "Oggi noi qui registriamo il codice straniero temporaneamente presente, che permette di entrare a pieno titolo nel sistema sanitario regionale per le prestazioni sanitarie, chi ha bisogno di assistenza con il codice FTP può rivolgersi ai Distretti Sanitari di base e ricevere tutte le prestazioni necessarie.".























