Il futuro digitale nelle esperienze innovative

06 ott 2016
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Che viviamo nell’era digitale è un fatto. Basti pensare a come è cambiata la fruizione della televisione o alla semplicità di fare un acquisto online. “Accelerare per competere e per crescere” è lo slogan scelto quest’anno da EY per il convegno annuale pensato per mettere a confronto le esperienze di chi lavora per cambiare la vita di tutti i giorni. “Siamo ancora indietro, però se confrontiamo con l’anno scorso abbiamo fatto progressi, sia nelle persone che sono su internet, sia nelle aziende che usano internet per fare business e sia anche nella pubblica amministrazione, perché è partito S.P.E.E.D., sono partiti diversi progetti”. Cinquantotto relatori di aziende italiane e internazionali fino a venerdì si alterneranno sul palco del convegno per discutere di agenda digitale, concorrenza a livello globale, ma anche aree metropolitane come fattore di sviluppo e salute, perché presto cambierà tutto, anche nel rapporto con la sanità. “Nella sanità, secondo me, secondo tutti, il digitale porterà grandissimi benefici per i cittadini, perché sarà più facile ricevere prestazioni stando a casa”. “Il futuro per noi sarà sicuramente anche il chatbot. Il chatbot è una possibilità di poter avere una sorta di interlocutore virtuale che personalizza le risposte a quelle che sono le nostre esigenze”. “Era digitale” semplicemente significa poter comprare online un biglietto del treno, mandare una raccomandata da casa senza entrare nell’ufficio postale. “I servizi per noi oggi sono molto servizi bancari, servizi assicurativi e anche servizi postali. L’idea è proprio quella che il cliente possa fruire del servizio nel modo migliore. Quindi, chi è fisico andrà nel negozio, ovvero allo sportello, chi è digitale lo farà da mobile”. Come tutelarsi, però, dai rischi che l’era digitale ha inesorabilmente portato con sé? “Oggi stiamo vedendo uno scenario di attacchi sempre più violenti. Si parla di un attacco ogni dieci secondi, quindi più di un milione di attacchi ogni giorno. Bisogna educare le persone, perché sempre più l’anello debole della catena è l’individuo che condivide, alla faccia della privacy, tante informazioni che, invece, dovrebbero essere tenute molto riservate”.

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