Impedì sbarco naufraghi da Open Arms, Salvini indagato

19 nov 2019
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164 profughi e migranti rimasero per tre settimane bloccati davanti alle coste di Lampedusa, ammassati sulla nave di Open Arms che li aveva salvati dal naufragio nel quale avevano visto morire diversi compagni di viaggio. Scesero a terra solo dopo che un'ispezione a bordo verificò le condizioni di estrema precarietà, con i naufraghi costretti a dormire sul ponte, con i servizi igienici insufficienti, la disperazione e la paura di essere riportati nell'inferno della Libia, che avevano spinto alcuni a gettarsi in acqua nel tentativo di raggiungere a nuoto la terraferma. L'autorità pubblica aveva consapevolezza della situazione d'urgenza e di dover porvi fine ordinando lo sbarco delle persone. Così scrisse il procuratore di Agrigento quando il 20 agosto decise di intervenire ordinando il sequestro della nave e lo sbarco immediato dei migranti. Quell'autorità a cui faceva riferimento era Matteo Salvini negli ultimi giorni da ministro dell'interno. Con le ipotesi di sequestro di persona e omissione di atti d'ufficio, la Procura della Valle dei Templi ha iscritto il leader della Lega nel registro degli indagati, trasferendo il fascicolo alla Procura di Palermo, che entro 15 giorni dovrà decidere se confermare le ipotesi di reato o chiedere l'archiviazione. Lo scorso marzo, per il caso Diciotti, la nave della Guardia costiera italiana rimasta bloccata nel porto di Catania nell'estate 2018, con 177 migranti, di fronte alle stesse ipotesi di reato, il Senato non concesse l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'allora ministro dell'interno. Secondo indiscrezioni, il nuovo fascicolo conterrebbe un ampio materiale probatorio a carico di Matteo Salvini, che costrinse l'intera catena di comando del Viminale a negare l'approdo alla Open Arms. Non solo l'esito dell'ispezione sanitaria, guidata dal PM Patronaggio, a testimoniare l'omissione di quegli atti d'ufficio che il Viminale avrebbe dovuto adottare, ma anche il provvedimento del TAR che alla vigilia di ferragosto aveva accolto il ricorso della ONG spagnola annullando il divieto di ingresso in acque territoriali italiane e definendo quel provvedimento illegittimo perché, si legge, in violazione delle norme del diritto internazionale del mare in materia di soccorso.

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