"Stai chiamando per tua mamma? Ok allora lo so, non preoccuparti, ascolta la mamma è da sola o c'è anche il papà? Ok allora riesci a parlare con la mamma e invitarla qui? Noi siamo al Niguarda in ospedale". Amiche, genitori, figli, non solo chi la violenza la subisce ma anche chi assiste e non sa come fermare la spirale. "Nell'ultima settimana le richieste di aiuto sono aumentate almeno del 30%, non sono solo le donne maltrattate a chiamare ma tanti amici, vicini di casa, conoscenti, figli". I telefoni continuano a squillare le storie sono le più disparate come se l'attenzione fosse aumentata. "Sabato ad esempio ha telefonato un insegnante riferendo appunto di questa bimba che si addormenta sul banco e l'altro giorno l'ha vista con dei lividi allora gli ho detto di andare immediatamente dalla Preside perché la Preside è un Pubblico Ufficiale". "E quando mi dice che appunto il suo compagno diventa aggressivo con lei che ha cominciato tanto tempo fa intende dire che è aggressivo solo verbalmente, oppure anche fisicamente magari le ha lanciato contro degli oggetti o l'ha proprio aggredita venendole contro? Ok ma e l'ultima aggressione quando è stata signora? Ok stanotte, è gia andata in ospedale"? Mentre siamo qui arriva una donna dal pronto soccorso l'operatrice durante il colloquio usa un questionario per valutare il livello di rischio che corre. "Certamente non possiamo bypassare la volontà della donna, la donna ancorché maltrattata con figli al seguito deve comunque essere consapevole della scelta che fa, noi le offriamo la possibilità di ricevere una protezione, di essere inserita in casa rifugio e di ottenere tutti gli altri servizi gratuiti, servizio legale, psicologico, gli accompagnamenti di tutti i tipi e i servizi. Certo sta a lei decidere perché comunque deve iniziare un percorso di vita nuova".