Le intercettazione agli atti dell'inchiesta sulle presunte torture al carcere minorile Beccaria, confermano per i magistrati milanesi l'esistenza di un sistema consolidato di violenze, vessazioni e pestaggi di gruppo. Nella richiesta di custodia cautelare, che ha portato a 13 arresti e otto agenti sospesi, i pm mettono nero su bianco che chi avrebbe dovuto vigilare in realtà era complice. Ai vertici c'è chi "ha consapevolmente agevolato e rafforzato", si legge nel provvedimento, "le azioni criminose dei suoi sottoposti." Gli agenti intercettati confermano. "L'ex comandante ci salvava, invece il nuovo fa sul serio." Sono i primi mesi del 2024 e i poliziotti coinvolti nell'inchiesta, accusati a vario titolo di maltrattamenti, lesioni, tortura, falso e un tentativo di violenza sessuale, iniziano ad essere preoccupati. Raccontano delle violenze, delle relazioni falsificate e delle botte. Due di loro intercettati lo scorso 28 febbraio raccontano: "Mi fa male la mano, è gonfia.", confermando che quel giorno avevano battezzato uno che faceva il bulletto. Le giovani vittime per ora identificate sono 12, ma le indagini proseguono per accertare se ci sono stati altri casi di abusi non denunciati e ricostruire la catena di coperture e depistaggi all'interno dell'istituto. Cinque agenti hanno provato a difendersi durante l'interrogatorio di garanzia: "Siamo stati abbandonati a noi stessi", hanno detto al GIP, "gestendo i ragazzi detenuti senza un'adeguata formazione." Un altro si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre gli altri indagati saranno sentiti nei prossimi giorni.