Che il mondo del latte alimentare, dalla stalla al supermercato, fosse in crisi era noto da tempo, ma quanto sia profondo il solco di questa crisi è ancora difficile da calcolare. Le stalle lamentano l'aumento medio del 56% dei costi correnti di produzione, che non vengono coperti dai ricavi. L'industria paga, in alcuni casi, anche il 30% in più il latte al produttore, ma non è sufficiente. "La situazione in questo momento drammatica. Abbiamo un problema sia di quantità che di prezzo. Nei supermercati la merce si trova, però andremo incontro a difficoltà di reperimento". L'Italia non è autosufficiente nella produzione di latte alimentare, ne produciamo 2,4 milioni di tonnellate, con un incremento del 7% rispetto agli anni passati. 270 mila tonnellate arrivano già confezionate sugli scaffali dei supermercati. Gli acquisti domestici sono complessivamente in calo, mediamente del 2,3%, a diminuire soprattutto l'acquisto di latte fresco e UHT a favore del delattosato e a lunga conservazione. "I costi di produzione nell'ultimo anno sono cresciuti in maniera esponenziale. Tutti i fattori di produzione sono esplosi, a partire dallo stesso latte alla stalla che è passato da 37-38 centesimi a più di 45, con moltissime realtà che lo pagano 48, quindi con un aumento del costo solo d'acquisto della materia prima principale, il latte appunto, del 30%. Ma poi c'è la carta, il cartone, gli imballi, l'energia". Secondo Coldiretti, quello che si è abbattuto sul comparto è un vero e proprio tsunami, determinato dall'effetto congiunto dell'aumento dei costi energetici e dei mangimi. In Italia ci sono 26 mila stalle che producono, per l'intero comparto lattiero-caseario, 12 milioni di tonnellate di latte l'anno, per un valore di oltre 16 miliardi di euro. Per il consumatore finale di latte alimentare il rincaro è contenuto nell'ordine del 20%, che su una bottiglia di quasi un euro, significa pochi centesimi, ma a preoccupare è l'incertezza per il futuro.