Nella vicenda dei presunti maltrattamenti in un asilo del milanese, ai danni di bambini molto piccoli, non è solo gravissimo quanto accaduto, ma ancor di più che chi è sotto inchiesta oggi non sarebbe dovuta essere in quella struttura. Barbara Rizza, la titolare del nido privato di Vanzago, nel milanese, era già indagata in un'inchiesta simile nel gennaio del 2023, ed era destinataria di una misura interdittiva, della sospensione temporanea dell'esercizio della professione e dell'obbligo di presentazione alla polizia. Tutte queste misure, osserva il GIP, si sono "rivelate inadeguate”. Bambini strattonati, insultati, tirati per le orecchie e per i capelli, lasciati sporchi se si facevano la pipì addosso, fatti addormentare con delle "goccine" e rinchiusi da soli in stanze buie per punizione. Uno di loro sarebbe stato confinato in uno sgabuzzino tra i detersivi, un altro lasciato in lacrime in un bagno allacciato a un passeggino. E poi urla e offese. Sono tanti e ripetuti gli episodi di maltrattamenti contestati che hanno portato agli arresti domiciliari la titolare e due educatrici. Vittime di questi metodi violenti e umilianti 35 bambini, dai 7 mesi ai 2 anni. L’avvocato difensore parla di metodi educativi forse discutibili ma non violenti, aggiungendo che "ci vuole un po’ di autorità, altrimenti è il caos". Parole che faranno infuriare le famiglie dei bambini. Il GIP, nell'ordinanza, osserva che le indagate "hanno realizzato plurime condotte vessatorie, divenute sempre più frequenti e violente, anche più volte nell'arco di una stessa giornata nei confronti della medesima persona". L’indagine è supportata da testimonianze, intercettazioni e frame estrapolati dai video delle telecamere nascoste. Nei due mesi di monitoraggio dell'asilo sono emerse anche attività ludiche fantasma che servivano solo per scattare foto rassicuranti da mostrare ai genitori. "Sennò poi va a finire, diceva la Rizza al telefono, che li ritirano e li danno ai nonni e prendono la babysitter a casa".