Medici ospedalieri, stress e turni massacranti

12 ago 2022
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In Italia, lo dice uno studio della Anaao Assomed, 8 mila camici bianchi hanno abbandonato l'ospedale negli ultimi tre anni. In Campania, secondo l'Ordine dei Medici, mancano all'appello circa 3 mila unità per far funzionare un ospedale come si dovrebbe. Fuga dei professionisti, ospedali vuoti. Perché? Lo abbiamo chiesto a due medici con esperienze diverse. Alfredo Mazza è un cardiologo e delegato sindacale, lavora all'ospedale di Sarno, nel salernitano, dove negli ultimi tempi si sono dimessi diversi medici, e se nel nostro paese mancano 5 mila medici di emergenza, la conseguenza più frequente è che, per far funzionare il pronto soccorso, gli specialisti dai reparti devono lavorare anche lì dopo aver finito il loro turno. "Per imprevisti sono capitate anche di fare 24 ore tra reparto e pronto soccorso. È un servizio molto stressante, si perde lucidità, si accumula stanchezza e soprattutto, quando i turni sono troppo ravvicinati, non c'è il recupero di ore di sonno e noi, dobbiamo dire, facciamo un lavoro molto particolare perché dobbiamo essere lucidi, razionali, attenti, per evitare di fare errori." "Lei ha mai pensato di mollare?" "Be' delle riflessioni si fanno sempre, diciamo che in questo momento noi siamo come dei Marines, preparati per un grande sbarco che veniamo usati un po' per dirige il traffico. Chi lavora in pronto soccorso deve guadagnare il doppio di chi sta nei reparti di degenza normali perché lo stress che si accumula nei pronto soccorso è davvero notevole, se continuiamo così ad essere tutti uguali, allora la fuga non finirà". Leonardo De Rosa è un ginecologo, ha lavorato quasi 30 anni in vari ospedali campani poi non ce l'ha fatta più e ha dato le dimissioni aprendo uno studio privato a Cellole, in provincia di Caserta, ci racconta i motivi di questa scelta molto sofferta dopo tanti anni di servizio. "Se consideriamo che abbiamo l'obbligo di tutelare noi stessi, la nostra salute e ovviamente poi i nostri cari anche in maniera indiretta, è chiaro che a un certo punto la scelta è diventata quasi obbligata". Qualche anno fa, De Rosa, ha un malore mentre sta lavorando in sala operatoria. "Ho dovuto affrontare un intervento, una convalescenza e mi sono reso conto che, i carichi di lavoro e le responsabilità a cui un medico, un dirigente medico è sottoposto, ovviamente diventavano sempre più onerose. Ci ritrovavamo a fare, a coprire i turni a gestire reparti e ambulatori, sala operatoria e pronto soccorso, ma con un numero di unità sempre più esiguo. È una difficoltà anche di relazionarci con la dirigenza quindi spesso le direzioni sanitarie sono affidate a persone che non hanno mai fatto un'esperienza in un reparto, non hanno mai lavorato in un ospedale, non mi dovrebbe chiedere perché io ho abbandonato lei dovrebbe chiedere agli altri perché continuano a rimanerci all'interno del sistema sanitario pubblico.".

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