La nave Libra della Marina Militare italiana ha raggiunto il Canale di Sicilia dove riprenderà ufficialmente la missione che ha come obiettivo quello di soccorrere i migranti e portarli nei centri costruiti in Albania su disposizione del Governo. Un centro dove possono essere trattenuti i soggetti provenienti dai cosiddetti Paesi sicuri. Una lista che comprendeva 22 Nazioni e che adesso ne raggruppa 19, alla luce del decreto legge approvato due settimane fa dal Consiglio dei Ministri. I militari italiani possono trasferire in Albania soltanto migranti salvati dalle autorità italiane e non, ad esempio, quelli che arrivano a Lampedusa o che sono stati soccorsi da navi di ONG. Una volta lì i giudici del tribunale di Roma decideranno entro 48 ore se il migrante debba essere rimpatriato o se la sua condizione preveda la possibilità di richiedere asilo. Fino ad ora nessuno, dall’Albania, è stato rimandato indietro e i centri, per settimane, sono rimasti vuoti e presidiati soltanto dalle forze dell’ordine italiane. Il tribunale di Roma ha definito illegittimi i trattenimenti. Ma è da capire ora che effetto avrà il decreto approvato nel frattempo. La ripresa dell’operazione continua ad alimentare le polemiche tra maggioranza ed opposizione. Con i primi che difendono una scelta definita essenziale per il Paese e i secondi che sottolineano lo spreco di denaro pubblico che potrebbe essere utilizzato invece per le emergenze del nostro Paese, prima fra tutte la Sanità pubblica. E intanto anche la Corte dei Conti potrebbe avviare un'indagine per un eventuale danno erariale alle casse dello Stato. Il MoVimento 5 Stelle ed Italia Viva, infatti, hanno presentato un esposto dopo i primi trasferimenti in Albania con i pentastellati che hanno annunciato un'integrazione in caso di nuovi arrivi. Il costo dell’operazione previsto dal Ministro dell’Interno Piantedosi, per 5 anni, si aggira attorno ai 700 milioni di euro.