La casa tappezzata di foto. Ramy in piazza del Duomo con la maglietta della sua squadra preferita, davanti alle piramidi in Egitto, sorridente davanti all'obiettivo accanto al fratello Tarek. Ovunque ci sono foto e oggetti che ricordano il 19enne morto a Corvetto la notte tra il 23 e il 24 novembre scorsi. Il padre, Yehia, ci fa entrare in casa, ci racconta chi era Ramy, un ragazzo che parlava più l'italiano che l'arabo, ci dice. Indossa una maglietta dell'Italia perché anche lui è da vent'anni nel nostro paese, si sente in italiano. "Adesso il primo paese per noi è l'italia. Perché lavoro qui e vivo qui, pago qui, abito qui, dormo qui, lavoro qui, stipendio qui". Il padre di Ramy ribadisce la sua fiducia nella magistratura e rinnova l'appello alla non violenza ricordando i disordini avvenuti nel quartiere dopo la notizia della morte del 19enne. "Io ho sempre fiducia e rinnovo la fiducia dei giudici italiani anche la giustizia italiana, anche legge italiana, sempre fiducia. Per favore non fate più violenza, non fate niente. Io ho fiducia dei ragazzi amici di Ramy". Nel video inedito, diffuso dall'agenzia AGI, c'è il lungo inseguimento di otto chilometri per le vie della città fino allo schianto finale tra via Ripamonti e via Quaranta. Le immagini della Dash cam di bordo della terza pattuglia impegnata nell'inseguimento di Ramy e del suo amico Fares, sono stati acquisiti dalla Procura di Milano. La consulenza tecnica dovrà stabilire se lo scooter è scivolato per la forte velocità o se c'è stato uno speronamento. Il Carabiniere alla guida è indagato per omicidio stradale così come il 22enne che guidava lo scooter. C'è anche un secondo filone con due militari indagati per aver fatto cancellare alcuni video ad un testimone.