“Con la vendetta non si ottiene giustizia. La violenza porta solo altra violenza”. Con queste parole il parroco di Specchia sceglie la rete per rivolgere un appello ai suoi concittadini, un tentativo di abbassare la tensione e i toni di odio incontrollato che hanno preso il sopravvento dopo il ritrovamento del cadavere di Noemi Durini, la ragazza di 16 anni uccisa dal fidanzato diciassettenne, reo confesso. L’ultimo episodio risale alla notte tra venerdì e sabato, quando due bottiglie incendiarie sono state lanciate contro la casa della famiglia del ragazzo, ad Alessano, esattamente dove pochi giorni fa il padre di Noemi era andato a urlare la sua rabbia accusando l’altro genitore dell’assassinio della figlia. Per fortuna le bottiglie non sono esplose, perché non erano state accese. Intanto, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale dei minori di Lecce ha convalidato il fermo disposto nei confronti del fidanzato di Noemi. Le accuse sono pesantissime: omicidio volontario premeditato, aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. Il magistrato ha poi emesso un’ordinanza di custodia cautelare e ne ha disposto il trasferimento in una casa protetta per minorenni, fuori dalla Regione Puglia. Per il momento il ragazzo, che ha scelto di rimanere in silenzio davanti al Gip, è ritenuto l’unico responsabile dell’omicidio, mentre il padre è indagato solo per occultamento di cadavere. L’ipotesi che abbia aiutato il figlio a disfarsi del corpo senza vita di Noemi è, però, in contraddizione con le ricostruzioni del ragazzo, confuse sia per quanto riguarda il luogo del ritrovamento che le modalità dell’omicidio stesso, mentre i suoi difensori chiedono di sottoporlo a perizia psichiatrica allo scopo di verificare la capacità di intendere e di volere al momento del delitto.