"Vorrei tornare a quella maledetta notte e cambiare tutto. Willy merita giustizia come la sua famiglia e mi auguro che dopo la sentenza i suoi familiari ritrovino pace e serenità". Gabriele Bianchi rende dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d'Assise di Frosinone. Per la prima volta fuori dalla cella, a pochi metri dalla famiglia di Willy Monteiro Duarte, il più grande dei fratelli Bianchi chiede scusa: "In passato posso avere commesso errori ma Willy non l'ho toccato nemmeno con un dito", dice, "non sarei mai stato in grado di commettere ciò di cui mi si accusa". Così il processo per l'omicidio del giovane di origini ivoriane si avvia alla conclusione. Dopo le arringhe dei difensori di Mario Pincarelli e Francesco Belleggia è stata la volta Massimiliano Pica che rappresenta i due fratelli principali accusati della morte di Willy e per i quali ha chiesto l'assoluzione. "Ho semplicemente valutato la posizione dei miei assistiti. Ho spiegato, ho anche spiegato che il famoso calcio frontale, non ci sono i segni nella parte anteriore, come ha dimostrato il professor Potenza. Potevamo anche dire non l'abbiamo colpito. Lui ha detto io l'ho colpito. Ma l'ha colpito come abbiamo spiegato con una lesività ma non è mortale". Il 4 luglio la Corte si ritirerà in Camera di Consiglio per emettere la sentenza. Per i fratelli Bianchi i PM hanno chiesto l'ergastolo, mentre per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia 24 anni. Tutti devono rispondere di omicidio volontario aggravato. Secondo l'accusa i quattro avrebbero messo in atto un'aggressione selvaggia. 50 secondi di violenza inaudita il cui scopo sarebbe stato unicamente uccidere.