Da'wa Italia, ossia chiamata, a combattere. È il nome della presunta organizzazione terroristica che secondo la procura di Bologna era finalizzata a propaganda, indottrinamento, radicalizzazione dello Stato islamico, un'operazione mirata a coinvolgere giovani di seconda generazione per indurli alle armi. Cinque le ordinanze di custodia cautelare rivolte a ragazzi di origine straniera residenti in Italia, tutti con meno di 30 anni, tra loro anche un minorenne. Le indagini del Ros dei Carabinieri smascherano rapporti nati e cresciuti nella rete in cui condividere contenuti dei canali social. Gli indagati avevano principalmente rapporti virtuali, residenti a Bologna, Milano, Udine e Perugia. L'inchiesta è scattata a settembre del 2023. "È un gruppo che ha manifestato attività di proselitismo volta alla creazione di movimentazione d'ispirazione jihadista e nell'ambito del quale è stato possibile maturare anche l'intenzione di qualcuno di partire verso zone di guerra nel Corno d'Africa". Uno degli indagati sarebbe dunque già volato all'estero per combattere al fianco delle milizie jihadiste sfuggendo così all'arresto. Si tratterebbe di un giovane cresciuto a Milano di origini marocchine. A capo dell'associazione una ragazza bolognese di famiglia pakistana che avrebbe coinvolto anche il fratello minore radicalizzandolo. In breve tempo avrebbe portato nel gruppo una diciottenne nata e cresciuta a Spoleto da genitori algerini. A Monfalcone è stato invece arrestato un affiliato di origine turca da diversi anni residente in Friuli Venezia Giulia e molto inserito in città. Il Ros parla di giovani affascinati dalla propaganda, sempre di minore età, che diventano strumenti di diffusione del messaggio, imprevedibili nel potenziale passaggio all'azione, e quindi ancora più pericolosi.