Le indagini della Procura di Cosenza erano iniziate due mesi fa e avevano subito portato alla chiusura di alcuni locali dell’ospedale, sia pure marginali. Ora, a finire sotto accusa sono invece sette sale operatorie che i NAS hanno messo sotto sequestro. “C’erano state una serie di denunce di cittadini, per cui si è deciso di procedere, come era nostro dovere. È emerso che medici e paramedici lavoravano in una situazione di oggettiva criticità, con il rischio, quindi, di problemi per i degenti”. Carenze strutturali e igienico-sanitarie nei blocchi operatori di chirurgia generale e ortopedia, dove c’è anche una surgery oculistica. I carabinieri e i tecnici dello Spisal, il Servizio Prevenzione Igiene Sicurezza, hanno trovato in particolare rischi di infezioni, stoccaggio di rifiuti speciali in aree non consentite, problemi di sicurezza sul lavoro. Tutte mancanze per le quali non ci sono ancora indagati, ma solo precise indicazioni su come intervenire immediatamente per porre rimedio e consentire la riapertura delle sale. “Le prescrizioni sono di tipo strutturale, da un lato; dall’altro si prevede la necessità di un continuo controllo del rischio di infezioni microbiologiche. Una volta che queste prescrizioni siano assolte, le sale possono essere utilizzate”. Viceversa, in mancanza di interventi immediati, rimarranno chiuse e le indagini prenderanno un altro corso.